UNA COSA BEN FATTA: La risposta al vandalismo

di Comitato di Zona Etna Alto Simeto

Il profeta fa da sentinella: vede l’ingiustizia, la denuncia e richiama il progetto originario di Dio». Leggendo la sintesi dei versetti del profeta Ezechiele (3, 16-18) ci siamo chiesti quale potesse essere la risposta a un’emergenza che, sempre più, sembrava delinearsi sotto i nostri occhi. E poi, come farla diventare il filo conduttore della Giornata del pensiero vissuta tutti insieme, a febbraio, dalla Zona Etna Alto Simeto. Secondo una modalità a noi congeniale, quella dello scouting, abbiamo osservato una contingenza che si faceva sempre più incombente: da tempo alcuni gruppi scout della Regione Sicilia subivano infatti atti vandalici nelle loro basi e, insieme alle strutture, veniva distrutto il lavoro e lo sforzo di tanti ragazzi e ragazze che per quei luoghi avevano investito tempo e passione. Episodi che hanno colpito in maniera diretta il cuore della nostra Associazione e che ci hanno fatto capire quanto fosse necessario per noi affrontare il tema della legalità.

Dopo lo sconforto iniziale, il nostro essere capi educatori ci ha chiamati ad agire in modo significativo sentendo la necessità di ribadire con forza il nostro impegno. Da qui è nata l’idea di concentrare la nostra attenzione su un’accezione ben definita di legalità, quella di cura e di rispetto del bene comune.

In fase di progettazione abbiamo pensato a come rendere concreta la nostra vicinanza ai gruppi colpiti. Ci siamo chiesti: cosa possiamo fare per loro? Quanto la nostra azione educativa può incidere sui territori in cui operiamo? Abbiamo scelto, dunque, di rendere visibile il nostro operato sul territorio e di rispondere a questi accadimenti con il nostro stile: quello del fare e del continuare ad agire nonostante tutto. Per questa ragione abbiamo proposto ai nostri ragazzi e alle nostre ragazze una vera e propria ricostruzione, non solo morale ma anche e soprattutto concreta. Ai lupetti e alle lupette, agli esploratori e alle guide abbiamo chiesto di costruire tutti gli arredi necessari che potessero rendere “più belle di prima” le sedi vandalizzate, ai rovers e alle scolte, invece, abbiamo chiesto un’azione diretta di sensibilizzazione sul territorio, attraverso inchieste e reportage. 

Nello scegliere il tema, mano a mano che la proposta prendeva forma, è stato naturale cercare una figura di riferimento, un personaggio che in qualche modo incarnasse lo spirito del tema scelto: don Peppe Diana, sacerdote e capo scout, ci è sembrato la figura giusta. Illuminanti sono stati i suoi scritti e in particolare la lettera aperta Per amore del mio popolo non tacerò nella quale viene ribadita con forza la nostra missione, e cioè la necessità di non rimanere in silenzio davanti alle ingiustizie per fare il proprio dovere in quanto cittadini e cristiani. Fra gli scritti di don Diana, un invito ci ha particolarmente colpito: «La Chiesa non rinunci al suo ruolo “profetico” affinché gli strumenti della denuncia e dell’annuncio si concretizzino nella capacità di proporre nuova coscienza nel segno della giustizia, della solidarietà dei valori etici e civili». E una denuncia: «La carenza o l’insufficienza, anche nell’azione pastorale, di una vera educazione sociale, quasi che si possa formare un cristiano maturo senza formare l’uomo e il cittadino maturo».

Abbiamo anche sentito la necessità di fare rete affinché la nostra azione arrivasse lontano: volevamo percorrere “passi che fanno rumore” per scacciare via il silenzio dell’indifferenza. Per questo abbiamo coinvolto associazioni e istituzioni che con noi condividono lo stesso obiettivo: la cura e il rispetto del bene comune. Il nostro “rumore” è arrivato fino a Casal di Principe, dove abbiamo iniziato una fraterna collaborazione con Casa Don Diana. Emozionante e significativo lo scambio di immagini, pensieri e parole che c’è stato e che ci sarà tra la nostra Zona e gli uomini e le donne di buona volontà che operano presso questa struttura in un territorio difficile e ferito che però non si arrende e continua lottare. Cosa è rimasto da questa esperienza? Che sia la nostra sede, il nostro paese, la nostra nazione, l’importante è che comune sia l’intento per vivere al meglio il presente e – come insegna il nostro fondatore B.- P. – lasciare il mondo migliore di come lo abbiamo trovato.

La Campagna per le sedi vandalizzate

Prosegue la raccolta fondi per sostenere i gruppi che hanno subito atti vandalici. È possibile fare una donazione sul conto Banca Popolare Etica intestato ad Agesci. Iban: IT75F0501803200000015112105, causale: Fondo #piubellediprima + Inserire nome del Gruppo di appartenenza. Lo scautismo non si ferma. Le nostre sedi saranno… Più belle di prima!

[Foto di Giusi Pelleriti]

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