Assistente ecclesiastico nazionale alla Formazione capi
Per mettersi in gioco con ciascuno di noi
Un giovane con le maniche della camicia arrotolate o piegate al gomito: è questa l’immagine che B.-P. usa per raccontare visibilmente il progetto di educazione dei giovani scaturito dalla sua esperienza. La stessa immagine che noi ritroviamo nelle assemblee e nelle attività che coinvolgono capi e ragazzi, racconta di donne e uomini che sono pronti a darsi da fare, non hanno paura di sporcarsi le mani, sanno “compromettersi” con la storia e la vita dei loro territori. Un’immagine che non è molto lontana da quella raccontata dal libro della Genesi, nel quale Dio impasta con la polvere il primo uomo, l’Adam che viene dal suolo, e dalla sua carne addormentata, la prima donna, destinata a diventare Eva, madre di tutti i viventi. Mi piace immaginare Dio che lavora con le sue mani, si scorcia la tunica e rifinisce il suo capolavoro. Anche quando gli eredi di quella prima coppia hanno percorso strade sbagliate, Dio è sempre pronto a mettersi in gioco per dare nuova bellezza all’opera delle sue mani. Così accade nel libro del profeta Geremia che al capitolo 18 usa proprio l’immagine della bottega di un vasaio per parlare di un Dio che, lavorando al tornio, modella la “casa di Israele” lasciando indelebili sulla sua creta i segni del suo lavoro. Un Dio che non ha paura di “sradicare, demolire e distruggere” la creta, rendendola duttile nelle sue mani, pronta a essere riplasmata “come ai suoi occhi pareva giusto”.
Quella di Dio è un’opera che continua in ciascuno di noi quando “tessuto nel grembo” della propria madre è “fatto” come una “meraviglia stupenda”; “formato nel segreto e ricamato nelle profondità della terra” è posto sotto il suo sguardo; scrutato e conosciuto dal Signore in ogni ora del giorno e della vita è guidato “per una via di eternità”. Non è possibile distruggere questa relazione fontale che accompagna la nostra storia personale e anche quando dovessimo tentare di “fuggire dalla sua presenza” nascondendoci “in cielo” o “negli inferi” o “alla estremità del mare” saremmo afferrati dalla sua destra (Salmo 139).
Il nostro essere scout assomiglia molto all’immagine che emerge da queste pagine: da capi ci sentiamo amati in modo speciale e chiamati a educare per amore. Sentiamo come nostra l’azione di Dio che rivolge il suo sguardo agli uomini con i quali vive una relazione “viscerale”: “come” quella di una madre che non si dimentica del suo bambino, commuovendosi per il “frutto delle sue viscere” (Is 49,15); “più” di quella di una madre che potrebbe venir meno al patto d’amore mentre Dio promette solennemente: “Io non ti dimenticherò mai”. E se dovessimo scegliere da quale parte stare nel fare educazione non abbiamo alcun dubbio: il Dio della Bibbia è il Dio della storia e delle storie dei più deboli, quelle dei singoli uomini e delle loro famiglie che la hanno attraversata schiacciati dai regni della terra e per questo inconsapevoli costruttori del Regno dei Cieli. Non è un caso che, secondo gli studiosi, la prima pagina di questo Libro dei Libri nasce proprio dalla necessità di raccontare la sua opera di salvezza il giorno in cui il popolo di Israele, finalmente liberato da Dio dalla schiavitù del Faraone, vede “gli Egiziani morti sulla riva del mare” e si rende conto della “mano potente con la quale il Signore aveva agito”. Quel giorno Mosè e gli Israeliti non poterono fare a meno di “cantare al Signore, perché ha mirabilmente trionfato” (Es 15).
In queste brevissime pennellate abbiamo provato a riconoscere l’opera mirabile di Dio che crea e ricrea continuamente ciascun uomo e i popoli della terra, che scruta il loro cammino e ne accompagna l’anelito di felicità, che non ha paura di correggere e schierarsi per sostenere i poveri che a lui alzano le mani. Una relazione, dunque, che è nelle mani di Dio, è da Lui voluta e custodita e permanentemente rigenerata. Questo primato di Dio dovrebbe rasserenare il nostro cuore di Capi: di fronte agli innegabili fallimenti personali e comunitari, di fronte ai rifiuti o agli errori perseveranti, noi possiamo contare sulla fedeltà di Dio che conserva per sempre la sua relazione fontale con ciascun uomo, al di là e al di sopra di ogni sua possibile scelta. Nutrendoci della sua Parola, come Capi e Comunità, masticandola e assaporandola ogni giorno, possiamo diventare narratori credibili della sua mirabile opera di salvezza.
[Foto di Nicola Cavallotti]
Un commento a "UN DIO CON LE MANICHE ARROTOLATE"
Maria Cristina Rosin 23 Novembre 2023 (21:01)
Grazie per la riflessione che condivido. L’essenza del Guidismo e dello Scoutismo
sta nel credere che essere guide e scout e’una chiamata
personale del Signore a collaborare con gioia e impegno alla sua creazione
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