Progettare l’educazione: una dieta sempre personalizzata

di Paolo Carboni e Tania Cantini

Incaricati nazionali Coordinamento metodologico

Finalmente ci incontrammo per una riunione di Comunità Capi. Da video, effettivamente, Piero non sembrava così ingrassato, pensò Irene. Piero aveva davanti proprio Irene e gli venne da dire: “Ma lo svuotamento di lieviti dai supermercati è opera tua?!”. Non saprei se chiamarla correzione fraterna, ma al termine della riunione i due decisero insieme di dare il via a un serrato programma di dieta, anche perché Baden Powell non parlava solo di forza fisica ma anche di salute.

Individuarono subito il dietologo giusto, andarono insieme alla visita. L’incontro si prolungò per un bel po’: tante domande, controllo del peso, registrazione delle pulsazioni… Ma dopo qualche giorno la dieta era pronta!

Il confronto avvenne alla riunione di Comunità Capi successiva: le due diete erano completamente diverse. Si incontrarono casualmente il giorno dopo al supermercato, fu Irene a dire: “Oh Bagheera, ma abbiamo comprato le stesse cose!”.
Ora vogliamo provare a dare un nome diverso ad alcuni elementi di questo breve racconto. Cominciamo dagli ingredienti: sia in una dieta, o nella cucina di tutti i giorni, dagli stessi ingredienti possiamo tirar fuori piatti diversi. È sufficiente calibrarne la quantità, la sequenza di preparazione o la modalità di cottura. È così per gli strumenti metodologici che sono sempre gli stessi ma necessitano di essere selezionati, calibrati e utilizzati non necessariamente sempre con le stesse modalità (di cottura). Il dietologo sta ai capi cicciottelli come l’educatore scout sta ai ragazzi ingrassati di multimedialità e distanziamento sociale. 

Il nostro specialista si era dedicato intensamente ai suoi pazienti utilizzando i suoi sensi per cercare di avere un quadro completo della situazione. Aspetto assolutamente prioritario è la lettura dei bisogni, l’ask the boy insomma. Anche noi capi dobbiamo mettere a frutto i nostri sensi nell’ascoltare i bisogni espressi e impliciti, mettere in gioco tutti i sensi perché l’ascolto diventi relazione educativa: connettersi a bambini e ragazzi attraverso la vista, l’udito, il contatto fisico, il dialogo e anche l’olfatto, come quando apriamo una tenda di squadriglia al risveglio.

Dobbiamo poi ricordare che bambini e ragazzi ci sono stati affidati non solo dai genitori ma ancor prima dal Padre, e che a lui devono ritornare. Non possiamo quindi prescindere dall’ascolto delle “indicazioni paterne”, chiedendoci sempre cosa farebbe Lui al posto nostro.

Gli strumenti, applicati in modo armonico, diventano efficaci quando sono utilizzati in modo intenzionale, cioè quando abbiamo fatto precedere l’azione dall’osservazione e dalla deduzione, che deve avvenire preliminarmente all’interno della Comunità capi. Come a Irene e Piero è stato offerto un programma di dieta personalizzata così il Progetto Educativo non può non tener conto del cambiamento sociale che abbiamo vissuto. 

L’arte del capo è l’arte del cuoco nel saper elaborare piatti sempre diversi partendo dagli stessi ingredienti. Oggi il contesto sociale è cambiato e questo non può non rimettere in discussione i nostri Progetti Educativi, che potrebbero anche essere confermati nella loro valenza ma comunque necessitano di una rilettura. È necessario confrontarci su quanto abbiamo realizzato nei mesi passati, come abbiamo cercato di mantenere viva la relazione educativa e quanto le nostre proposte fossero coerenti con i bisogni reali dei nostri bambini e ragazzi. Se da un lato dobbiamo saper calibrare e armonizzare gli strumenti metodologici, dall’altro non possiamo forzarli perché abbiamo da portare a termine la stagione di caccia, l’impresa o il capitolo. 

Con una “leggerezza energica” san Francesco d’Assisi ha sempre proposto un programma alimentare essenziale: contestualizzando oggi quel suo spirito di chiamare fratello e sorella tutte le esperienze della vita sia positive che meno, evidenzia che l’essenzialità di questo tempo ha comunque alimentato la nostra vita. Non c’è un tempo contro, nessun ingrediente o alimento è dannoso se assunto nei giusti tempi e modi. La nostra proposta è esperienziale e la circolarità dello scouting (osservare-dedurre-agire) è il motore della progressione personale che dobbiamo condividere nella sua unitarietà. Non smettiamo mai di cercare il vero significato, che sia un Progetto educativo, un’attività preparata o una nostra abitudine. Buona dieta a tutti!

[Foto di Matteo Bergamini]

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