PER CONNETTERSI CON GLI ALTRI

di Paolo Di Tota

Pattuglia nazionale branca E/G

Il sentiero, l’impresa e… noi capi

«Ho visto lei che bacia lui che bacia lei che bacia me, mon amour, amour, ma chi baci tu?». Annalisa canta il tormentone del momento, un turbine di emozioni e relazioni che hanno nel senso di immediatezza e nella superficialità la loro principale caratteristica.

L’inizio dell’adolescenza è il tempo in cui interrogarsi sui cambiamenti, fare progetti, impossessarsi di una chiave di lettura della realtà, scoprire il senso del proprio essere e delle proprie azioni, aprirsi a rapporti di confronto con gli altri. Per i ragazzi in età E/G il salto evolutivo, nel loro percorso di transizione tra pre-adolescenza ed adolescenza, sta nel desiderio di concretizzare il futuro e di progettare e realizzare relazioni significative.

Questa spinta verso lo sviluppo è resa sempre più complicata nel nostro tempo poiché si verifica in un contesto sociale complesso, caratterizzato, molto più che in passato, da insicurezze e sfide.

L’incertezza del futuro ha posto i ragazzi alle prese con una necessaria ridefinizione del modo in cui vivere, appartenere, abitare, amare, impegnarsi nella famiglia e nel contesto sociale.

Le ragazze e i ragazzi si ritrovano ad essere nello stesso tempo privi di orientamenti sicuri e privi di certezze o di maestri che indichino loro vie da seguire e il senso delle cose.

Tutto questo ha dei rimbalzi nella sfera relazionale. I pressanti ritmi del quotidiano con tutte le sue sfide e richieste di immaginazione e creatività, creano a volte entusiasmo e adrenalina ma molto più spesso panico, angoscia, fatica di vivere, confusione e caos, nel senso che non si riesce a capire a cosa è meglio attribuire priorità. L’antidoto per i ragazzi diventano spesso le strategie di fuga, o la ricerca dell’eccesso.

Famiglia e amicizie sono intesi come ambiti nei quali realizzare la propria espressività e molto meno come ambiti nei quali assumersi impegni e rispondere di legami. La vita è stata trasformata in una complessa successione di situazioni percepite come transitorie.

Per questo è utile che la comunità di squadriglia e di reparto si proponga come luogo di confronto, verifica e rilettura delle esperienze, in cui costruire un filo unitario per realizzare il progetto della propria vita. Lo scautismo aiuta i ragazzi a proiettarsi in avanti con fiducia correndo anche il rischio di coinvolgersi nei rapporti, rischio da cui spesso si scappa per paura di soffrire.

Il regolamento metodologico ci parla dell’opportunità di “favorire esperienze che aiutino i ragazzi e le ragazze a giungere gradualmente a una più approfondita conoscenza, accettazione e possesso di sé stessi; qualità/obiettivi che svilupperanno donando se stessi nell’accogliere l’altro, il diverso, tramite gesti e parole che siano espressioni del proprio essere, e non frutto di condizionamenti esterni”.

In questa direzione la branca E/G offre significative opportunità di crescita: il Sentiero, con particolare riferimento alla tappa della competenza e della responsabilità, aiuta a comprendere con quale stile costruire relazioni che rendano felici noi e gli altri; le specialità e i brevetti abituano all’impegno e alla costanza; la squadriglia è un’officina in cui sperimentare e verificare il rapporto con l’altro, impegnandosi a vivere relazioni che favoriscono il dialogo e la pace.

Tra gli strumenti di Branca, l’impresa è un’interessante modalità di approfondimento. Nella fase di ideazione conoscere i pensieri dei più piccoli e metterli a confronto con quelli dei più grandi permette agli E/G di esplorare le proprie idee, aspettative e di posizionarsi su un percorso che li porti verso la realizzazione della loro e dell’altrui felicità.

Altrettanto importante è la testimonianza di noi capi e delle relazioni educative che intessiamo con i nostri ragazzi. A noi i ragazzi guardano con occhi curiosi e attenti. Forte è la necessità di confronto: «Come hai fatto ad arrivare fin lì, quali ostacoli hai trovato, quali paure hai affrontato, quali soddisfazioni hai ricevuto». E noi capi abbiamo il dovere di non trascurare, di non lasciar correre ma di richiamare sempre l’attenzione dei ragazzi sullo stile di relazione che essi impostano, senza timidezze, perché questa attenzione è un prezioso, e forse unico, aiuto.

[Foto di Dario Cancian]

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