Occhi che vedono nell’oscurità

di Rossella D’Arrigo, Stefano Venturini, don Raffaele Zaffino - Incaricati e Assistente ecclesiastico nazionali alla Branca L/C

“Alleniamoci a riconoscere la speranza. Sapremo allora stupirci di quanto bene esiste nel mondo. E il nostro cuore si illuminerà di speranza. Potremo così essere fari di futuro per chi ci sta intorno”.

(Papa Francesco, “La speranza è una luce nella notte”)

Con l’apertura della Porta Santa del 24 dicembre siamo entrati nel Giubileo 2025, anno santo per il quale Papa Francesco ha invitato tutti a diventare «Pellegrini di speranza».

Dire speranza è disegnare porte, finestre, piccole brecce dove ci sono muri.
Dire speranza è un tempo in cui il seme non si vede e, tuttavia, germoglia.
Dire speranza è vivere nel proprio presente con la sicurezza di conoscere la strada che conduce al futuro.
Dire speranza è animare la relazione educativa, rendendola autenticamente generativa; ridare il senso alla vita, condurlo fuori da ogni bambina e bambino.

I nostri lupetti e le nostre coccinelle vivono e con-vivono di speranza nell’Ambiente Fantastico, dove lasciano ogni anno il segno di un nuovo inizio, giocando il presente e disegnando il loro futuro. Semi di speranza nelle tracce, colori di speranza nelle loro cacce e voli, in un gioco dove imparano a leggere le meraviglie di Dio nel sentiero tracciato.
I bambini, nel gioco delle prede e dei voli, come nelle specialità, nelle Buone Azioni, nel gioco spontaneo ne fanno esperienza concreta. Giocando ci si sente amati e si ricambia, ci si sente liberi di imparare per passione, di manifestare i propri doni, si sviluppa il pensiero, si impara a fare verità e a guardare il futuro insieme, si impara a contribuire al bene comune.

“Nella giungla indiana le stagioni trascorrono una dopo l’altra quasi senza distacco. […] La primavera è la più bella, perché non ha da coprire di nuove foglie e fiori un terreno nudo e spoglio […] deve far sì che la terra rafferma, e solo in parte vestita, torni a sentirsi nuova e giovane ancora una volta”

(La corsa di primavera – Le storie di Mowgli)

La comunità di branco e di cerchio ne è fonte inesauribile. Siamo nati per vivere con gli altri, a essere comunità feconda; da soli non c’è speranza e non c’è felicità.
Occasione vera di allenarsi a riconoscere la speranza è stata, per i lupetti e le coccinelle che vi hanno partecipato assieme ai loro vecchi lupi e coccinelle anziane, l’esperienza della Piccola Orma nazionale “Giardini di Pace”.
Vissuta dal 21 al 23 giugno 2024 ad Assisi, luogo-simbolo, dove la parola pace (shalom in ebraico) è insita un po’ ovunque: nell’aria che si respira, nelle mura delle case, nei ciottoli delle strade, nei profumi delle piante, nei volti delle persone, nei sorrisi dei bimbi, nella santità di quegli uomini e quelle donne che hanno incarnato la pace, come Francesco, Chiara, Carlo.
È stata opportunità per giocare e approfondire il valore della pace attraverso lo stile della relazione, della fraternità, della corresponsabilità. Bambini e capi hanno osservato, vissuto e ascoltato storie di speranza, abitato l’operato di chi ogni giorno si spende per un mondo migliore.
Ai lupetti e alle coccinelle che hanno partecipato è stato affidato un compito importante: farsi custodi dell’esperienza vissuta e, insieme ai vecchi lupi e alle coccinelle anziane, essere generatori di felicità nei loro territori, cittadini attivi in un mondo che cambia: Pellegrini di Speranza … “grandi e piccoli insieme per mano, in un gioco tenace.” (Giardino di Pace – L. e P. Favotti).

“Lasciatevi allora portare da quel vento e, dove sarete posate, senza timore, siate portatrici di vera gioia”

(Arcanda – Sette Punti Neri)

In fondo la speranza è un atto di coraggio e rimane, soprattutto, una scelta. Il nostro compito educativo è nutrirla, prendere per mano i nostri bambini e accompagnarci vicendevolmente attraverso la complessa bellezza del mondo.
La speranza ci insegna a non mollare la presa sull’oggi per credere in un futuro che non possiamo ancora vedere ma che possiamo affidare a Dio perché il bene ha sempre l’ultima parola: spe salvi (Rm 8,24).

Buon volo, buona caccia e buona speranza a tutti!

 

[Foto di Andrea Pellegrini]

 

 

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