#MEMORIAOPERANTE

di Valentina Enea, Valeria Leone

Andiamo avanti. Sì, ma verso dove?

Costruttori di memoria operante è il titolo scelto da AGESCI Sicilia per l’evento in occasione del trentennale delle stragi di mafia di Capaci e via d’Amelio, tenutosi lo scorso luglio a Palermo. Ci siamo stati come redazione, abbiamo incontrato persone significative, sostato in luoghi densi di memoria, respirato aria nuova in alcune zone e progetti della città, ci siamo sentiti parte di coloro che chiedono, sognano e si impegnano per legalità e giustizia. Abbiamo scelto tre parole per raccontarvi quei giorni e per chiederci insieme, ancora una volta, dove vogliamo andare e come vogliamo essere cittadini e cittadine del mondo che abitiamo.


Memoria operante
«Il 20 giugno 1992 è stato l’unico giorno di quei 57 giorni (fra l’omicidio Falcone e quello Borsellino, ndr) in cui Paolo è stato felice». Le parole di Cecilia Fiore, figlia di Rita e nipote di Paolo Borsellino, risuonano nella chiesa di San Domenico. Trent’anni dopo, esattamente lì. Come può essere felice un uomo che ha perso un amico, il più valido compagno nella battaglia contro la criminalità organizzata, e che sa che il tritolo a lui destinato è già arrivato in città? Come può essere felice?! Chi c’era allora ricorda la calda voce di Borsellino il 20 giugno 1992, alla fine della Marcia che l’AGESCI organizzò per urlare il “No alla mafia”. «Voi educate i figli. Noi arrestiamo i padri!»: questa la sua risposta alla domanda «e noi cosa possiamo fare?».

Le speranze che sembravano essere morte con Falcone, grazie a Borsellino rinascono. La consegna da parte del giudice della pergamena con il testo delle Beatitudini dell’evangelista Matteo a Pippo Scudero e Nellina Rapisarda, responsabili regionali di allora, resterà nel cuore di tutti. Nel ‘93 arrivò poi a un ulivo dal Giardino dei Giusti di Betlemme: furono un lupetto, un esploratore e un capo a piantarlo insieme al giudice Antonino Caponnetto sotto casa della mamma di Borsellino, proprio dove l’esplosione aveva lasciato distruzione e morte. Ulivo simbolo di pace e di rinascita, sotto le cui fronde ogni anno gli scout celebrano la Messa e ricordano il sacrificio di Borsellino e degli agenti della scorta Emanuela Loi, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina. A Palermo il 18 luglio 2022 non c’era da ricordare una strage, ma eravamo tutti lì a rinnovare l’impegno a essere memoria operante nei nostri territori. Non si tratta di fare antimafia: a quello pensano già la Magistratura e le Forze dell’Ordine. Si tratta di fare educazione.

Territorio

Palermo è una città capace di custodire storia e memoria. Ed è una tarda sera di metà luglio quando ci soffermiamo, attraversandola, davanti ad alcune targhe:

Rocco Chinnici, 29 luglio 1984, via Giuseppe Pipitone Federico.

Piersanti Mattarella, Epifania 1980, via Libertà.

Carlo Alberto Dalla Chiesa, 3 settembre 1982, via Isidoro Carini.

Questi i nomi più noti, ma non gli unici, sulle targhe che li ricordano nei luoghi dove furono uccisi. E poi l’albero sotto casa della madre di Paolo Borsellino e un medaglione bronzeo sotto casa di Padre Pino Puglisi. “Sotto casa” è una delle circostanze che accomuna questi omicidi di mafia.

Le targhe però quella sera non furono solo parole su una lastra di marmo, imbrunite dal tempo, perché naturalmente riuniti in cerchio spesso su stretti marciapiedi, quelle targhe divennero luoghi in cui sostare, in cui fare silenzio, in cui ricordare e poi ripartire. Perché Palermo è così: è una città capace di tenere viva la memoria delle ferite subite, ma anche di guardare avanti; di camminare sulle gambe dei maestri che l’hanno amata e hanno provato a servirla con dedizione fino alla fine; di generare vita nuova pur rimanendo fedele a se stessa, anche in tutte le sue contraddizioni.

Ed è vita nuova quella che si respira in alcuni quartieri della città: da Danisinni (dove è attiva Comunità educante, che ha le sue radici in questa periferia al centro della città e che non smette di seminare bellezza attorno alla parrocchia S. Agnese) a Ballarò (con un progetto di partecipazione attiva che tiene in rete associazioni, cittadini e commercianti per rispondere alle esigenze del quartiere), dalle comunità della Missione Speranza e Carità fondate dal missionario laico Biagio Conte, a Fondo Micciulla con la base scout Volpe Astuta fortemente voluta su un bene confiscato alla mafia. Volpe Astuta è un luogo speciale per tante ragioni: il fondo fu sequestrato per disposizione del giudice Giovanni Falcone ed è il primo bene confiscato alla mafia e affidato a un’associazione, AGESCI Zona Conca d’Oro. Una storia che parte da Falcone e passa per la ferrea volontà di Anna Di Marco, che nel 1999 era responsabile di zona Oreto (e oggi capo della zona Conca d’Oro) e riuscì a farsi affidare quel fondo: una distesa di rovi alti più di 4 metri, oltre i quali riusciva già a intravedere qualcosa di grande per tutti e che in effetti si realizzò.

La Base venne inaugurata nel 2015 e nel corso di questi ultimi anni tante persone hanno contribuito a rendere il sogno realtà: i capo e le capo, i rover e le scolte che per primi hanno speso giornate di lavoro, ma anche cantieri nazionali, collaborazioni con le scuole e le altre realtà del territorio. Anni di lavoro, ma anche d’incursioni e minacce, paura e sconforto, attrezzi rubati e buchi nei muri. «Non importa quanti buchi farete, importa in quanti saremo a chiuderli», si legge sulla parete della casa della Base. Ed è anche questa la bellezza di Volpe Astuta: un luogo che è diventato di tutti davvero, una realtà collettiva. Ed è vita nuova quella che rende questi luoghi aperti, accoglienti, semplici e concreti, dove la bellezza è ricercata, coltivata, protetta, condivisa e diffusa. Luoghi fatti di persone capaci di costruire un mondo nuovo senza aver bisogno di andare lontano, un mondo nuovo “sotto casa” .

Sentinelle

6 gennaio 1980. Sono le 12 circa e due scout in vespino, al ritorno da Messa, notano qualcosa di strano in via Libertà, a Palermo. È appena stato ucciso Piersanti Mattarella, presidente della Regione siciliana. Loro non lo sanno ancora, ma si lanciano all’inseguimento della Renault 127 su cui viaggia il sicario. La perdono dopo circa 500 metri, forse ostacolati da un’altra auto del commando. Un giovane sui 20 anni, con il piumino azzurro, l’andatura ballonzolante e gli occhi di ghiaccio, riferirono i ragazzi agli inquirenti. Questi gli unici elementi da cui è stato possibile fare l’identikit dell’ancora ignoto assassino. Uno dei due giovani oggi è poliziotto e sente ancora più forte il richiamo alla giustizia, l’appello alla verità che da più parti sale.

Perché è importante questo aneddoto? Perché il giornalista di Repubblica Salvo Palazzolo ci tiene tanto a raccontarlo quando lo incontriamo a Palermo? Perché nella Storia sono le storie che fanno la differenza. Due scout scrutano e agiscono. È il segno che osservare genera consapevolezza, che impegnarsi genera cambiamento. E noi, riusciamo a essere sentinelle? «La gente si fida», dice Palazzolo riferendosi a quanti ogni giorno vivono e operano per la legalità. La gente si fida delle scelte valoriali che facciamo, vede il valore delle scelte che facciamo. Anche questo è scouting: osservazione per conoscere, giudicare e quindi agire. Cambiare i paradigmi dell’analisi della realtà può moltiplicare i risultati. Palazzolo ci invita a guardare nelle tasche delle persone che incontriamo: martiri, investigatori, mafiosi, testimoni. Le tasche (anche quelle sempre bucate dei pantaloncini delle nostre uniformi) parlano di noi. Non servono a nascondere le mani o semplicemente a lasciarle pulite («A che serve avere le mani pulite se si tengono in tasca», ha ragione Don Milani!) ma conservano tracce, appunti, frammenti di vita. È da qui che occorre ripartire. Da quello che sfugge ai più, ma che messo in circolo, in rete (come auspicava di fare il giudice Rocco Chinnici quando ebbe l’intuizione di istituire il Pool Antimafia) ci restituisce l’immagine dell’intero. L’intero della Storia, dell’Uomo, del Mondo del cui Bene non possiamo disinteressarci. Uscire dai rivoli in cui si stagna, uscire per irrigare e portare Vita. Questo è l’auspicio. Questo può essere l’imperativo per ciascuno di noi.

Segnaliamo lo speciale Memoria operante prodotto da Sicilia Scout, il portale d’informazione della Regione Sicilia per capi e ragazzi.

[Foto di M Bergamini]

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