L’AZZARDO DEL FUTURO

di Antonella Cilenti

Giocarsi il non programmato

 

«Dici che la superbia barbianese ti ha fatto battere la testa tante volte. Ringraziane Dio. È segno che ti sei mosso. Chi non si muove non batte neanche la testa»
Don Lorenzo Milani, Lettera a Michele, 1963

Come redazione abbiamo pensato articoli brevi per questo numero, al fine di stimolare un confronto con chi ci legge se non a voce, almeno nel pensiero; abbiamo pensato che meno parole vadano giù più dirette e rischiano di essere maggiormente considerate. La cosa peggiore che potrebbe accadere è che l’articolo scorra liscio, dimenticato nei 2 minuti successivi; la migliore invece, affinché tra me e te che leggi ci sia una relazione, è che possa essere un articolo a lunga digestione. Perché sto per affermare che quando instauriamo una relazione con qualcuno dobbiamo proiettarci, in quel medesimo istante di inizio, già nel futuro della relazione stessa. È un po’ come se utilizzassimo, per ciascuna relazione delle nostre vite, la parabola efficace di guardare all’uomo/donna della partenza già nel bambino/a che sta recitando la sua promessa. Prospettiva interessante, impegno gigantesco per i nostri sguardi però. Io faccio questo esercizio con tutti gli incontri della mia vita: in famiglia ogni giorno guardando mio marito e le mie figlie e chiedendomi se quello che dico o non dico, quello che faccio o non faccio sia una bretella nel domani, con alunni e colleghi, con il dirimpettaio, con la mamma di un compagno di classe di mia figlia Bianca che mostra frequenti difficoltà a vivere il benestante contesto scolastico, con il parroco con cui ho davvero poco in comune, etc etc. Ci diceva Alberto Capannini di Operazione Colomba che quasi sempre siamo disposti a soffrire solo per chi amiamo e in effetti la nostra esperienza personale ci dice che spesso è così, ma mi chiedo quante volte sappiamo già in partenza se quella è una relazione su cui investire o no? Quante volte solo rischiando e facendoci male, ma quel male che si sente fisico, che si avverte internamente come un dolore al petto, scopriamo se quella persona di fronte a noi diventerà, nella relazione, un pezzo di noi stessi o un semplice, passeggero incontro. Non possiamo saperlo dall’inizio purtroppo, non c’è un foglietto delle istruzioni che accompagnano l’arrivo di una nuova relazione. Vivere di relazione significa essere cristiani, significa essere soggetti politici, significa rischiare fino in fondo. Come dice don Tonino Bello: «Il cristiano, in pratica, imbocca la Gerusalemme-Gerico; non disdegna di sporcarsi le mani; non passa oltre per paura di contaminarsi; non si prende i fatti suoi; non si rifugia nei suoi affari privati… Il cristiano che fa politica deve avere non solo la compassione delle mani e del cuore, ma anche la compassione del cervello. Analizza in profondità le situazioni di malessere… Paga di persona il prezzo di una solidarietà che diventa passione per l’uomo».

La relazione con qualcuno ci vede sempre in prima linea, ha la caratteristica della dinamicità che la proietta nel futuro, si muove sullo spessore di una fune, richiede coraggio e la disponibilità a pagare tutto, senza sconti e senza indietreggiare. La relazione ci espone, ci denuda, alle volte ci sovrasta ma si compie proprio quando stiamo giocandoci il non usuale, il non programmato. Il gioco d’azzardo è in genere vietato ma qui è l’unico possibile. E tu come vivi le tue relazioni? Se alterni momenti di quiete da divano a momenti di acrobazia e salti mortali significa che come me, anche se non scorgiamo nitidamente l’orizzonte tutto intero, almeno stiamo provando a sognarlo.

TOCCA A NOI
La progressione personale te la giochi in canoa o al tavolino del bar?

[Foto di Nicola Cavallotti]

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