La magia dell’im-possibile

di Nicola Cavallotti

Fine estate è il tempo della preparazione al nuovo che inizia, ai passaggi: il Gruppo si predispone a salutare alcuni e ad accoglierne altri, cambia la pelle, non la sostanza. Si ridisegna il calendario, ripopolando i weekend di attività con i ragazzi, e le settimane di staff e riunioni tra capi. Riga rossa su tutte le notti che passeremo di guardia a scavare cave di pensieri e predisporre cantieri per attività e racconti.

Accade che non è l’ultima calura estiva a far perdurare lo stato di insonnia ma è una pazza idea di fare qualcosa, di rinnovare i giochi fatti e di pensarne di nuovi, dell’uscita perfetta in un bivacco sui monti, di scrivere il tassello mancante per completare il gioco notturno da Nobel per la … creatività.

La pazza idea è il sasso nello stagno che smuove molecole ed elementi, che richiama alla vita oggetti che stavano nella loro pace e nel loro sonno, direbbe qualcuno, idea che move il sole e l’altre stelle, direbbe qualcun altro. La creatività è il frutto dello schema di pensiero che l’ha generata. Ma poi è anche un lasciare spazio alla fantasia, alla bellezza, allo stupore, al vedere oltre ciò che il nostro primo sguardo ci pone di fronte. Noi pensiamola anzitutto come processo portatore di novità, che possiamo scandire secondo le tre chiavi che accompagnano da sempre il nostro essere scout: osservo, deduco e agisco. L’immancabile triade è base anche della creatività, che non si può pensare solo come astratta forma di un filosofare lontano dal reale, al contrario è etimologicamente concreta: capacità di creare. Ma cosa? Più soluzioni possibili per un singolo problema.

Riprendiamo il trittico e la nostra sasso-idea, gli albori di quest’ultima nascono dall’esperienza multisensoriale acquisita nell’”osservazione”, la vista, l’udito, il tatto, le nostre mani che toccano e scoprono gli elementi del nostro stagno; poi ci rifletti, pensi alle (in)finite combinazioni, a tutte le mappe del possibile tra i pezzi del puzzle sparsi nella tua testa. Infine, agisci e crei. Ti accorgi che non ne trovi una sola, ne trovi tante.

Nel mondo scout creare è un modo di agire applicato in modo trasversale al nostro fare scauting. Ogni passaggio in cui si può sviscerare lo stile che ci contraddistingue contiene implicitamente la parola creatività. Esploriamo prima il possibile, poi l’improbabile, poi l’impossibile, finché non giungiamo alla soluzione giusta per risolvere un qualsiasi problema, adeguando gli strumenti che abbiamo in dotazione al caso concreto, dalla specialità del lupetto all’impresa di reparto, dal gioco per i genitori in uscita di chiusura, all’emergenza pandemica che ci impone il distanziamento. Quanti metodi conosciamo per cavarci fuori dai guai? Svincoliamoci dall’idea fatalista di una realtà non modificabile, e guardiamo con pensiero critico alla bontà dell’esistente. Abbiamo allenato il nostro pensiero a essere divergente (e divertente) fino a ritenere l’errore stesso come creativo, perché in esso può trovarsi una storia nuova, un’idea nuova. Perché “sbagliando s’inventa”.

Un grande mago contemporaneo, Adriano Appollonio in arte “Magone”, che nel tempo libero è pure frate, mi ha suggerito che da una semplice corda spezzata si può spiegare il sentimento della riconciliazione, la predica a Messa può essere sostituita da un gioco di magia e il saio può essere a righe colorate: rompere gli schemi per veicolare un messaggio, per far sorridere, per educare. Non dimentichiamocelo, noi educhiamo con la creatività e alla creatività, non solo per imparare ad adattarci ad ogni scenario, ma perché siamo responsabili, verso Dio e verso l’altro, di creare. 

Foto di Lorenzo Mannocci

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