E non è autoinstallante #sapevatelo
«Se non mi chiedono cos’è il tempo lo so, ma se me lo chiedono non lo so: eppure posso affermare con sicurezza di sapere che se nulla passasse, non esisterebbe un passato; se nulla sopraggiungesse, non vi sarebbe un futuro: se nulla esistesse, non vi sarebbe un presente». Quel che sant’Agostino dice del tempo può certamente valere per la felicità. Che cos’è la felicità? Difficile trovare le parole per definirla. Forse perché non ce ne sono o non sono abbastanza. Forse perché potrebbero al massimo rendere l’idea di ciò che ci ha reso felici in un dato momento, con alcune persone e in un luogo. Questo perché, penso saremo tutti d’accordo, la felicità non è una “cosa”, ma è un’esperienza. È fatta della stessa sostanza di cui sono fatte le relazioni. E nelle relazioni ci si trova, ci si ritrova, ci si incontra… ma soprattutto nelle relazioni ci si sceglie e si sceglie. La felicità come la relazione è una scelta di stare qui e non altrove, di stare con, di stare senza, di essere per, di dare spazio… Potremmo dire che è una scelta politica, un modo di stare al mondo, di lasciare una traccia. Del resto la felicità non ha solo effetti sulla qualità della vita del singolo, ma finisce con il determinare il bene della comunità e definirne le priorità.
Dovevano già saperlo i Cinque quando, redigendo la Dichiarazione d’indipendenza americana, affermarono che tutti gli esseri umani sono dotati di diritti inalienabili come la vita, la libertà e il celebre diritto al perseguimento della felicità. E lo stesso presidente Mattarella ha di recente annoverato la felicità tra gli obiettivi delle azioni positive della Repubblica (25.8.23, Rimini). Ma a dirla tutta c’è qualcuno che prima di altri aveva tracciato una strada per la felicità, una via… anzi otto vie di felicità cristiana, di vita piena. E la vita è piena perché risorta. È come la gioia pasquale: ha i segni dei chiodi e delle frustate ma è viva. Ha attraversato la morte e ha fatto esperienza della potenza di Dio. E così che il Maestro, al culmine del discorso della Montagna indica la pazienza, la povertà, il servizio agli altri, la consolazione quali strade per raggiungere felicità… Dunque la beatitudine, la felicità trasforma ciò che tocca, manifesta lo sguardo del Padre per tutti e per ciascuno, si incarna in un Uomo che è stato scelto e ha saputo scegliere.
Parlare oggi di felicità è un esercizio di coraggio e speranza, in controtendenza rispetto ai segnali di crisi, sfiducia e distruzione che minacciano l’umanità. Un invito a ricercare, costruire, donare. Occorre riconoscersi bisognosi, poveri, umili: chi si sente pieno crede di bastare a se stesso; non desidera, non incontra l’altro, non si muove, non sceglie e non prova la strada della felicità.
«Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio» (Mt 5, 8). La purezza di cui parla Gesù qui non ha a che fare con la mancanza di imperfezioni o contaminazioni. I puri sono quelli il cui cuore, seppur con contaminazioni e imperfezioni, è libero, capace di scegliere e di rimanere fedele alla scelta fatta. I desideri di felicità allora orienteranno le nostre azioni, realizzeranno un cuore unificato, in cui c’è ordine, in cui le priorità sono chiare. Potremo vedere Dio.
La felicità è una scelta, non è autoinstallante: non basta essere “pre-disposto”. La felicità non è omologata e non è omologante, ma unisce e indirizza. Spalanca porte e finestre nel cuore di ciascuno e ha il sapore del futuro, apre gli occhi su ciò che ci circonda, che abbiamo. È saper guardare in maniera rinnovata, sospendendo il giudizio, affinché ciascuno possa essere esattamente ciò che è e nessun altro. Anche in questo il Battista c’è da monito ed esempio: alla domanda «Tu chi sei?» subito dice chi non è. Non è lui il Cristo, ma è la voce che porta la Parola nel mondo.
Il contrario etimologico di beatitudine è infelicità, cioè impossibilità di essere fertili, generativi. Senza la felicità il mondo muore. Senza le Beatitudini gli uomini muoiono. E allora la felicità va scelta, ogni giorno, anche quando non è facile e non è sufficiente abbracciarsi un po’ per sentirsi felici.
(Alcune riflessioni sono state ispirate dal confronto con padre Diego Mattei sj, che ringraziamo).
[Foto di Nicola Cavallotti]
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