Dopo il successo dell’esperienza di “Cambuse critiche” abbiamo deciso di tentare un nuovo approccio al cibo, rivedendo i nostri criteri di scelta per dimostrare che “un’altra spesa è possibile”. Abbiamo deciso di chiamarla “cambusa sostenibile” perché questa vuole essere un’esperienza concreta di economia sostenibile.
La zona E/G di Prato, in occasione del San Giorgio di zona, ha tentato l’esperienza della “Cambusa sostenibile”, perché è il tentativo di vivere nel migliore dei modi all’interno di un’economia sostenibile: fare una spesa che non abbia come unici criteri l’economicità e la praticità, ma che tenga conto anche della qualità del prodotto in senso ampi. Ma cosa è una cambusa sostenibile? Ebbene, noi ci siamo posti i seguenti obiettivi: ve li proponiamo secondo l’ordine che abbiamo seguito.
- Modalità di produzione. Quando si acquista un prodotto bisogna cercare di conoscere il più possibile chi lo ha prodotto, con quali materie prime, in quale modo.
- Prodotti di stagione. La Natura fa ancora il suo corso, con il ciclo delle stagioni e anche se al Supermercato troviamo sempre tutto, non tutti i prodotti sono disponibili tutto l’anno: questo vale essenzialmente per frutta e verdura.
- Prodotti locali. Si chiama “filiera corta” o “a chilometro zero” e sono prodotti di aziende locali, al massimo regionali.
- Prezzo. Non si tratta di accettare di far pagare di più una quota campo, si tratta di passare il messaggio che questo tipo di prodotti può entrare nella spesa quotidiana di una famiglia qualunque.
- Rifiuti zero. Significa privilegiare prodotti poco incartati o incartati in maniera intelligente;
- Una dieta semplice e intelligente: significa creare un menù equilibrato, che riscopra il gusto semplice dei cibi: non è solo un risparmio di soldi è prima di tutto una dieta sana.
- Equo e solidale. Perché ci sono prodotti che ormai fanno parte della nostra dieta (thè, zucchero, cacao) ma che possono essere prodotti solo lontano da noi: è importante valorizzare esperienze concrete e sane di sviluppo sostenibile già presenti nella nostra economia globalizzata.
- Cogliere le occasioni: una partita di prodotti in scadenza, un genitore volenteroso, chi ti può fare il pane per tre giorni. La sostenibilità passa anche da questo.
- Fare rete. Non vuol dire solo contattare i gruppi della zona per acquistare prodotti insieme e abbattere i costi, ma significa anche sfruttare chi sul territorio ha già contatti validi, dai GAS alle cooperative di produttori.
- Accettare i limiti. Non è semplice decidere di valorizzare un’economia sostenibile: bisogna saper procedere per gradi, accettare e valorizzare quelle esperienze che comunque siamo stati in grado di realizzare.
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