Che bene c’è? Anteprima WEB

Camminare insieme ai nostri ragazzi, osservarli, interrogarli e farci interrogare ci aiuta a capire che le molte cose che diamo per scontate, spesso non lo sono affatto. Usiamo comunemente un certo numero di parole, che però contengono delle ambiguità. Questo ci consente di “far finta” di essere d’accordo, senza però dire le stesse cose. Arriva il momento in cui non ci capiamo più. Chiarirsi le idee su questioni di tale portata è necessario per ogni persona che voglia vivere una vita autentica e in modo particolare per chi si è sentito chiamato nel ruolo di educatore di altre persone.
Il dato di partenza di chi educa oggi è una società pluralista. Il pluralismo in sé è un valore (ricordiamoci la storia di Babele, Genesi 11) perché ci impedisce di assolutizzare ciò che è relativo. Tuttavia, se restiamo in superficie, potremmo essere tentati di relativizzare ciò che è assoluto. La fatica di vedere un senso ultimo in tutto ciò che capita e che ci capita: non è questo che sta alla base di tutti i nostri problemi e malintesi? Parliamo di scelte e vogliamo essere liberi di fare le nostre scelte. Ma qual è il criterio per capire se una scelta è buona oppure no? Se è giusta oppure no? Potremmo dire, con un po’ di logica, che la scelta è buona e giusta quando si orienta al bene e alla giustizia. Ed ecco la questione di fondo: siamo convinti che c’è davvero questo Bene a cui orientarsi?
In molti oggi vivono non solo “come se Dio non esistesse”, ma “come se il Bene non esistesse”. Ovvero: ogni scelta è legittima, perché non essendoci “il Bene”, ogni azione si equivale. Tuttavia la realtà delle cose è diversa. E l’affermazione secondo cui “ogni scelta si equivale”, diciamocelo chiaramente, non è vera. Esempio: se scelgo di studiare medicina piuttosto che diritto è difficile dire che una cosa sia meglio dell’altra. Dipende da fattori contingenti, come le mie qualità, le mie possibilità economiche ed altro ancora. Ma ci sono altre scelte in cui è evidente che esse non sono per nulla orientate al Bene. Tutti intuiscono che fare violenza a un bambino “non è bene”. In base a queste intuizioni l’essere umano arriva a comprendere che c’è un Bene che vale per tutti e può risalire ad un’“etica universale”.
Scopriamo così che in tutte le tradizioni di pensiero l’essenza del “fare bene” è stata sintetizzata nella cosiddetta “regola d’oro”: “non fare agli altri ciò che non vuoi che sia fatto a te stesso”. Ecco, qui va detta una cosa importante. Credere nel Bene e nella Verità, non significa ancora conoscere appieno l’uno e l’altra. La vita è un cammino che ci conduce ad essi. Qui ed ora nessuno ne ha il monopolio.

estratto dall’articolo di Bill a p. 8, LEGGI L’ARTICOLO COMPLETO in anteprima

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