Credo che nessuno di noi non conservi il ricordo bello di quel movimento interiore che ci ha preso dalla testa alla punta dei piedi, una di quelle grandi esperienze emotive che ci fa percepire la complessità e la profonda unità della persona, dell’essersi innamorato. Tutto dentro di noi vibra mosso da una forza interiore.
Chi osserva dall’esterno potrebbe pensare di saper riconoscere nelle nostre esperienze quello che dipende dalla testa, dal cuore e dalla pancia, ma se ripensiamo a quel momento abbiamo percepito che per noi era un tutt’uno. Dunque non stiamo parlando di un pezzo, stiamo parlando del tutto. E proviamo a pensare al tutto senza cadere nella tentazione di fare tanti pacchetti.
Noi capi E/G stiamo parlando del “tutto” che succede in un cucciolo che sta passando quel confine che lo farà uomo e donna. Il passaggio di questo confine è un processo lungo e faticoso, fatto di scoperte, conquiste, anche di qualche ferita e di qualche errore. Noi queste cose le sappiamo bene perché abbiamo scelto di stare accanto a questi ragazzi e a queste ragazze per un pezzo di questo cammino, di accompagnarli verso il loro diventare uomini e donne.
Di questo cammino fa parte anche scoprire chi sono (la mia identità) e chi è l’altro/a (la sua identità) che però non potrà mai non essere “chi è l’altro/a per me” e “chi sono io per l’altro/a” (la relazione).
Per essere qualcuno/a agli occhi degli altri, devo sentire che gli altri si accorgono di me, mi tengono in considerazione, anzi magari anche che sono desiderato/a, per questo il cucciolo di uomo/donna incomincia a mettersi in mostra, a mettere in mostra di sé quello che lo rende desiderabile.
La rete delle relazioni si va costruendo sull’intreccio dei desideri reciproci. L’intreccio dei desideri, che costruisce la rete delle relazioni, non è mai solo unidirezionale.
Anche quando, con un po’ di superficialità forse, noi siamo tentati di ridurre il desiderio sessuale al semplice desiderio di possedere l’altro/a, dovremmo scavare un po’ più nel profondo e scopriremmo che, più nel profondo, possiamo trovare un desiderio di affermazione della propria identità: “sono io perché ho conquistato l’altro/a”, perché “l’altro/a si è concessa a me”.
Posso scrivere solo un articolo e non un trattato, quindi mi fermo qui e faccio un salto.
E’ possibile oggi fare un ragionamento etico ( non insegnare una morale, cioè insegnare un codice comportamentale giusto) che riguardi questo intreccio dei desideri che coinvolge anche l’essere uomo e donna perché ho un corpo maschile e femminile? Io dico di sì perché nell’intreccio di desiderare e farsi desiderare c’è anche questo.
Fare un ragionamento vuol dire la possibilità di parlare, di dialogare, mettendosi insieme alla ricerca di una verità che convince. Un ragionamento etico significa la possibilità di fare un dialogo che riguarda la propria libertà.
Lo scautismo ha una pretesa: convincere che la libertà è la capacità di essere con gli altri per cercare con gli altri la propria felicità, la mia e la tua insieme e mai la mia senza la tua.
Per conquistare questa libertà bisogna essere capaci di riconoscere l’ambiguità che si annida nel profondo di ognuno di noi: quella ambiguità che ci fa oscillare in ogni nostra azione tra l’usare gli altri per la mia felicità e il dare agli altri la loro felicità. Voglio essere felice e uso gli altri per essere felice, voglio fare felice gli altri e mi sacrifico per la loro felicità. Egoismo e sacrificio sono la negazione di una delle due felicità in gioco.
Siamo prigionieri di questa ambiguità e la libertà è la capacità di dominare questa ambiguità.
Fare un ragionamento etico sulla sessualità significa imparare a riconoscere questa ambiguità dentro di noi e dentro le nostre esperienze e imparare a conquistare quella libertà che ci permette di cercare insieme la nostra felicità.
In quei primi capitoli della Genesi che possiamo leggere come uno scrigno contenente perle preziose per la saggezza della vita, possiamo trovarne due.
La prima è quella descritta dalla scena dell’uomo che risvegliandosi da un sonno profondo scopre davanti a sé la donna e scopre che si dischiude davanti a loro la possibilità di una grande nuova avventura fatta di quella meravigliosa esperienza che è la sessualità (Gen 2,23-24).
L’altra è l’immagine amara dell’intrecciarsi di desiderio e di dominio che accompagna la maledizione dell’uomo caduto prigioniero del proprio peccato (Gen 3,16).
Dentro queste due perle ci vedo la storia degli uomini e delle donne, anche la mia di uomo che ha scelto una vita celibe, che si apre alla possibilità di iniziare una meravigliosa avventura con l’altro/a in cui si diventa compagni, complici, capaci di sentire insieme, di sognare insieme, di costruire insieme la strada per la propria, comune, felicità, e capaci di essere generativi di cose nuove per sé e quando questo diventa parte del proprio progetto comune di dischiudere la strada per questa avventura chiamando alla vita un figlio/a.
Con la consapevolezza che ci consegna un’altra di queste perle preziose che sempre leggiamo in quei primi capitoli della Genesi: che il peccato, il male, è sempre accovacciato alla tua porta, ma tu devi imparare a dominarlo, a lasciarlo fuori, a non farlo diventare padrone delle tue azioni (Gen 4,7).
don Andrea Meregalli
Assistente nazionale Branca E/G
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