Fra autonomia e fedeltà associativa

[di Maria Teresa Spagnoletti]

Nei quattro anni, dal 2008 al 2012, nei quali ho svolto il servizio di Capo Guida ho girato l’Italia ed ho incontrato tantissimi ragazzi e capi

Ho partecipato a Convegni, Assemblee, feste di Gruppo sulle tematiche le più varie ed ho visto tante realtà, in cui lo scautismo è vissuto con intensità e gioia di dedicare il proprio tempo alla crescita dei ragazzi che ci sono affidati. Il modo con cui lo scautismo è vissuto nelle varie realtà del nostro Paese è sicuramente diverso e risponde alle esigenze del territorio nel quale viene vissuto e alle caratteristiche dei ragazzi, che sicuramente non possono essere uguali in Val D’Aosta e in Sicilia, a Roma e ad Abbasanta in Sardegna.

Credo che questa sia una grande ricchezza del nostro fare educazione: avere un metodo che ci dà forza e sicurezza ma che nel contempo ci aiuta ed anzi ci spinge a viverlo nel concreto, rispettando la specificità ed unicità dei territori e delle persone.

In questo contesto la comunità capi è stata e resta una intuizione vincente che ci ha permesso di mantenere credibile il patto tra generazioni ed il concetto che l’educazione non è un fatto individuale ma comunitario.

E’ stata una intuizione profetica, che credo dobbiamo oggi riscoprire e rivalorizzare, anche tenendo conto che i nostri giovani capi subiscono la frammentazione e la precarietà che contraddistinguono il nostro tempo.

Mi piace pensare alla comunità capi come comunità di persone che cercano insieme di diventare uomini e donne veri, appassionati, competenti nella convinzione che la nostra chiamata è una chiamata alla responsabilità individuale in una dimensione comunitaria. Attraverso lo scambio reciproco di idee ed esperienze, la progettazione, la messa in comune delle problematiche e delle idee vincenti si cresce e si migliora il servizio reso ai ragazzi. Non può mancare la consapevolezza che le sfide si affrontano insieme attraverso uno scambio sincero, dividendo il peso delle responsabilità, comunicando agli altri la passione e l’entusiasmo rendendo la comunità partecipe delle fatiche e dei successi.

Investire con coraggio e passione in uno scautismo, laboratorio di convivenza e fraternità non solo nelle occasioni speciali, ma nella quotidianità della vita di tutti i gruppi e di tutte le unità, è la nostra profezia, il nostro talento da far fruttare.

E dagli incontri che ho avuto quando le comunità capi cercano di essere tutto questo la fatica del servizio diventa più lieve, i problemi trovano soluzioni spesso geniali, le persone si sentono parte integrante di un Progetto che va oltre le loro singole esperienze ed impegni.

Ma non dimentichiamo che tutto questo percorso nasce e si snoda se sostenuto da una scelta personale e adulta di essere capi. Vorrei sottolineare “essere” e non “fare il Capo”, perché è l’essere che dimostra come il servizio di capo diventa non un’etichetta, che ogni tanto ci appiccichiamo, ma il modo vero in cui viviamo. E questo nasce dall’aver sperimentato e compreso che il servizio di capo è un’opportunità preziosa che viene offerta per vivere pienamente la propria vita, il proprio essere adulti e per fare emergere abilità, competenze e aspetti di sé che altrimenti rimarrebbero sopiti.

Vivere da capo ci invita a ripensare alle nostre scelte, a come comunichiamo, a come ci presentiamo agli altri, a come organizzare il proprio tempo: insomma a mantenere vivo un cammino di crescita personale.

Mi pare una bella sfida ed una bella opportunità per la nostra vita, che però presuppone un altro aspetto importante della vita della comunità capi e cioè non essere isolata ed autocentrata ma consapevolmente parte della Associazione che tutti ci unisce.

Una comunità capi che non partecipi attivamente alla vita della Zona, capi che non si mettono in discussione attraverso il confronto con altri capi, capi che non cerchino di seguire i tempi e le modalità dei percorsi formativi rischia di essere solo autoreferenziale e non parte viva della Associazione come invece deve sicuramente essere.

In questo campo ha sicuramente un ruolo fondamentale il capogruppo cui, tra le altre cose, è affidato il coordinamento dei percorsi formativi dei singoli capi.

A questo proposito, deve essere un buon conoscitore delle offerte formative associative e non. Allo stesso tempo, tramite l’organizzazione e la gestione delle attività della comunità capi, è egli stesso il primo formatore per i suoi capi. Per questo gli è richiesto di aumentare le conoscenze e le competenze per trasmettere concetti ed esperienze, e di avere una buona conoscenza delle politiche e scelte associative, in modo da aiutare gli altri capi a comprenderle e viverle.

E sicuramente dalle esperienze che ho avuto modo di incontrare quando il capogruppo riesce ad essere un trascinatore ed una vero animatore tutto sembra funzionare molto meglio.

Non dimentichiamo che, in un’Associazione come la nostra, che ha scelto di strutturarsi a partire dai Gruppi (ma senza voler essere una semplice sommatoria di Gruppi) – un’Associazione che è in primo luogo locale, perché è a quel livello che si gioca direttamente il grande gioco dell’educazione con il metodo scout – tutte le strutture debbono essere prioritariamente al servizio dei capi e dei ragazzi e, fra queste, a maggior ragione la Zona, in quanto è la più vicina ai Gruppi.

Ed è nel Consiglio di Zona, di cui i capigruppo costituiscono la parte essenziale, che si possono condividere ed affrontare con l’aiuto di tutti, i problemi che si presentano, che si confrontano le esperienze e le particolarità delle diverse realtà territoriali, che ci si sente parte della Associazione, che si individuano i bisogni formativi e si predispongono i momenti dei percorsi formativi di competenza della Zona.

In questo modo la comunità capi diventa una comunità di adulti che nello spirito del Patto associativo serve i ragazzi che le sono affidati attraverso l’uso fedele e coerente del metodo scout in una determinata realtà sociale e potrà continuare a rappresentare il vero motore della Associazione.

Nessun commento a "Fra autonomia e fedeltà associativa"

    Rispondi

    Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

    I commenti sono moderati.
    La moderazione potrà avvenire in orario di ufficio dal lunedì al venerdì.
    La moderazione non è immediata.
    I tuoi dati personali, che hai fornito spontaneamente, verranno utilizzati solo ed esclusivamente per la pubblicazione del tuo commento.