Sul tema della coeducazione abbiamo voluto sentire anche la voce della Associazione sorella CNGEI, con noi federata nella FIS a rappresentare in WOSM lo scautismo italiano. Ecco la testimonianza di Paolo Fiora, Capo Scout del CNGEI.
Quando parliamo di coeducazione, per semplificare e per attivare una comunicazione immediata diciamo che è lo stare insieme di bambini e bambine, di ragazzi e ragazze nella grande famiglia dello Scautismo e del Guidismo. Ovviamente dietro a questa frase si cela un mondo più complesso. Per entrambe le associazioni italiane riconosciute dagli organismi mondiali, la coeducazione è una scelta associativa, che ha visto percorsi e processi che negli anni ci hanno portati a come siamo oggi. Non è mia intenzione, anche perché non è questo il momento per farlo, parlare dell’argomento dal punto di vista storico, ma la coeducazione è stato ed è elemento di innovazione del metodo scout.
Per il CNGEI, in quanto uno dei pilastri, ne è stato esplicitato il significato nella propria Carta d’Identità associativa, che è stata pensata, sviluppata e scritta nei primi anni del nuovo millennio: in primis per fare un punto dopo quasi cento anni di esistenza dell’Associazione e poi per presentarci al mondo in una lingua che non fosse lo “scautese”, di cui siamo abilissimi oratori senza, purtroppo, renderci conto che spesso è una barriera comunicativa che non facilita la comprensione di chi potrebbe essere interessato a vivere l’esperienza dello scautismo.
Nello scorrere la nostra Carta d’Identità, oltre a trovare definizioni di Democrazia, Laicità, Scelta Adulta, Impegno Civile trovate che cosa intende il CNGEI per coeducazione. Ovvero un’opportunità che possa aiutare i ragazzi e le ragazze a crescere insieme nell’ottica di scoprire la propria identità di uomini e donne puntando a valorizzare le loro attitudini e peculiarità, nel rispetto di se stessi e nell’accoglienza dell’altro. Vuol dire fare vivere ai ragazzi di diverso sesso esperienze in comune attraverso quindi un percorso di confronto, di conoscenza, di approfondimento, di arricchimento reciproco favorito dal contatto con diversi stili di vita, diverse religioni, diverse culture, diverse realtà di genere, diverse abilità. Vuol dire offrire pari opportunità di azione volte a stimolare il contributo di ciascun individuo con tutte le proprie caratteristiche per il perseguimento di obiettivi comuni, vuol dire offrire – a coloro che scelgono di vivere la propria esperienza con noi – un modo per allargare i propri orizzonti superando gli eventuali condizionamenti di partenza. La nostra coeducazione, quindi, non si limita a far crescere maschi e femmine insieme, ma a far seprimentare ciascun individuo con la diversità (fisica, intellettiva, economica, spirituale, etnica, etc), perché solo attraverso essa possiamo crescere in maniera consapevole superando i pregiudizi.
Nell’educare e formare dei buoni cittadini poniamo sempre il nostro accento sull’educare alle scelte ed essere persone attive nella propria comunità e promotori di cambiamento (aggiungo: positivo), pertanto ci adoperiamo affinché le persone che entrano in contatto con il mondo scout CNGEI siano persone che riconoscano la diversità quale fonte di arricchimento, che sappiano ascoltare cercando di agire in collaborazione con gli altri senza alcuna forma di pregiudizio, contaminando e coinvolgendo gli altri in questo modo di agire. Ci piace pensare che i capi e gli adulti, esempi dei bambini e delle bambine – dei ragazzi e delle ragazze abbiano una predisposizione ad una relazione attiva con gli altri e che siano in grado di affrontare le complessità sociali facendo attenzione al linguaggio, ai comportamenti, agli stereotipi e alle diverse sensibilità delle persone con cui entrano in contatto.
Lo scautismo è una delle agenzie di educazione non formale con più storia alle spalle, e dal 1907 ad oggi ha avuto sempre la forza di rinnovarsi senza mai perdere la sua attualità. La sua capacità di rinnovarsi e di essere attuale, come ad esempio l’introduzione della coeducazione nei programmi educativi a seguito dei mutamenti socio-culturali degli anni ‘60-’70, è ciò che rende lo scautismo un’agenzia di educazione unica nel suo genere.
Questa unicità, mi permetto di dire, è la forza del Movimento: è la nostra forza. Forza che non ci deve rendere esclusivi in quanto unici, bensì inclusivi!
Il nostro percorso educativo costruisce un ambiente sereno per processi di valorizzazione della persona nella propria unicità, confronto e interazione con “i diversi da sé”. Utilizza la vita di gruppo per far emergere non solo le singole individualità, ma anche il confronto con l’altro in modo costruttivo per il raggiungimento di obiettivi comuni, ed offre opportunità e occasioni che preparano i ragazzi e le ragazze ad affrontare il mondo complesso della quotidianità in cui vivono, ponendo anche attenzione alle modalità in cui nascono e si abbattono stereotipi e pregiudizi.
Solo con ragazzi e ragazze coeducati possiamo avere, un domani, uomini e donne con competenze, capacità e consapevolezza giuste per costruire un mondo migliore.
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