CHAT O NON CHAT?

di Anica Casetta

Il dilemma dell’intenzionalità educativa

C’è da organizzare chi porta cosa per la cena di Co.Ca. Dite che inviamo un messaggio in chat? Ci sta, ci sta. Ma ci sta sempre? Se concordate che il messaggio in chat non sempre sia la soluzione, allora concordiamo anche sul fatto che quando comunichiamo abbiamo cura tanto del contenuto quanto della sua modalità di trasmissione.

Testiamoci provando ad associare al tipo di contenuto la trasmissione più adatta.

Gli IABZ devono comunicare alla capi della zona gli orari della prossima riunione: come procedereste?

E se dopo due solleciti i genitori di Alice, guida del primo anno, non hanno ancora provveduto a consegnare l’iscrizione e il censimento, cosa faccio?

E quando i capi gruppo vorrebbero che Luca raccontasse alla Co.Ca. della sua esperienza al CFT, al quale ha partecipato con molte resistenze?

Sarebbe interessante sapere che cosa ognuno di noi ha risposto e perché, nonché quanto tempo ci ha impiegato.

Per scegliere come comunicare non posso fare a meno di avere ben chiaro il contenuto che voglio comunicare, l’obiettivo della mia comunicazione e a chi il contenuto è rivolto. È quindi necessario qualche pensiero preventivo, una sorta di intenzionalità comunicativa.

Ci sono messaggi per informare, per agganciare, per risolvere. Ci sono messaggi brevi, didascalici, ci sono messaggi che richiedono tante parole per esprimere tutto il contenuto che desideriamo. Ci sono messaggi tra capi, per i ragazzi, per i genitori o per altri ancora. Ci sono situazioni diverse, contesti non chiari, difficili, situazioni leggere, condizioni note, ma anche sconosciute. Ci sono approcci differenti e attitudini diverse. Ci sono persone.

E allora cari IABZ mandate pure un messaggino in chat per ricordare gli orari della riunione, ma magari a quello staff che non si è visto alle ultime due riunioni un colpo di telefono glielo darei.

E per il censimento di Alice? Potrebbe rivelarsi utile un fuoco incrociato: una telefonata ai genitori per capire la causa del ritardo nel censimento e un’eventuale chiacchierata vis a vis con Alice per rassicurarla, supportarla, indirizzarla.

Dai, a Luca potrebbe bastare un messaggino per invitarlo a raccontare il suo CFT alla Co.Ca., lo hanno già fatto altri tirocinanti. Però sapendo quanto è stato difficile giocarsi per Luca in quest’avventura forse è meglio sentirlo. Cosa dite?

Comunicare non è solo dire ed è fatta, passo e chiudo. Prevede l’osservare e l’ascoltare, il pesare modi e parole, l’accompagnare il messaggio per verificare che sia arrivato, insomma necessita di volontà vera e di tanta cura perché è un po’ come accendere un fiammifero, quello di una relazione.

Ah, comunque per la cena di Co.Ca. affinché il messaggino (insieme alla cena) non cada nel vuoto io un cenno di risposta lo chiederei… perché a pancia piena si comunica meglio!

[Foto di Alessandro Gregnanin]

Un commento a "CHAT O NON CHAT?"

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    Viviana 17 Luglio 2023 (15:23)

    Concordo. Purtoppo le chat stanno prendendo il sopravvento e capita che si organizzano riunioni per chat…si chiacchera (?) di discorsi vari in chat, si litiga in chat, si scherza in chat. Si sta perdendo la bellezza di vedersi e raccontarsi, condividere un pensiero, sorridere e ridere di situazioni vis a vis! La chat tra l altro è fatta anche di tempi di attesa, di riflessioni a volte, di correzioni, di messaggi vocali infiniti o messaggi letti mentre si fa altro… Parlare con una persona è altro. Comunicare un orario ok , la chat è comodo veloce raggiungi tutti ecc ma per tutto il resto… non va bene. Buona caccia

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