Abitare con cura

di Valeria Leone

C’è una candela in mezzo al cerchio, un silenzio vivo e una preghiera condivisa senza fretta. C’è tempo per chiedersi come è andato l’esame, come stanno i bimbi, come è finita con quella questione sul lavoro, se hanno poi chiamato per quell’appuntamento.

C’è una torta da tagliare a fette e una bottiglia di vino da aprire, che è il mio compleanno. La torta è senza glutine, così la mangiamo tutti.

C’è qualcuno da ascoltare, un giudizio da sospendere, una frase da non dire, un commento a cui prestare molta attenzione, una data da segnare, una richiesta da fare.

C’è Martina che non sa se continuare in reparto, quest’anno è al terzo e il prossimo anno avremmo pensato a lei come capo squadriglia; Matteo che ha fatto la promessa e ora possiamo iniziare la stagione di volo; Marco che ha scelto di prendere la Partenza.

C’è qualcuno che può darci una mano in caccia sabato? Siamo solo in due che Lucia ha il turno di pomeriggio.

C’è che adesso ci dividiamo in due squadre, le chiamiamo “comunità” e “capi”, “comunità” si mette in quel punto del prato e “capi” dalla parte opposta. Il gioco funziona così.

C’è che prendiamo il calendario e scegliamo quando fare l’uscita di Co.Ca. Sapete dove potremmo andare? Vi ricordate quando qualche anno fa siamo stati su all’Eremo in assemblea di Zona? Ecco, ci si arriva anche con un sentiero di un paio d’ore, così facciamo strada insieme.

C’è che siamo in cerchio, in uniforme, il cielo terso di fine settembre e l’aria tiepida della sera. Iniziamo con un segno di Croce, poi un canto. Salutiamo Alberto, che ha scelto di lasciare il servizio in Comunità capi, accogliamo Chiara che dopo averci conosciuti in parrocchia ha scelto di iniziare questa avventura con noi, affidiamo il branco e poi il cerchio ai vecchi Lupi e alle coccinelle anziane che la Co.Ca ha scelto, e così il reparto e la comunità RS. Diamo anche mandato ai capi gruppo di accompagnarci durante l’anno. Andrea apre il Vangelo, Giovanni 17: Ho manifestato il tuo nome agli uomini che mi hai dato dal mondo. Erano tuoi e li hai dati a me, ed essi hanno osservato la tua parola. Ora essi sanno che tutte le cose che mi hai dato vengono da te, perché le parole che hai dato a me io le ho date a loro. Essi le hanno accolte e sanno veramente che sono uscito da te e hanno creduto che tu mi hai mandato”. Buona strada a tutti, che il Signore ci accompagni e vegli su di noi e sui bambini e ragazzi che ci sono affidati.

C’è che lo staff EG ci ha chiesto di condividere quanto accaduto al campo invernale, loro si sono già confrontati di staff e hanno parlato al campo con le Volpi, però ne parliamo anche in Co.Ca, così siamo tutti a conoscenza della situazione, ci confrontiamo e cerchiamo di capire a cosa prestare attenzione nelle prossime settimane.

C’è che Alessia sta vivendo un momento di fatica, finché sta con i ragazzi va tutto bene, ma andare a riunione di Co.Ca le pesa da morire, è una perdita di tempo, è pesante e inutile.

C’è che Alessia vorrebbe anche dirlo, ma non sa bene come e non sa bene quando, non c’è mai il momento giusto per parlare di come ci si sente; come ci si sente davvero però, non come quando ce lo si chiede in verifica e la questione è “Le relazioni in Comunità capi” che tanto sappiamo che tutti dicono sempre le stesse cose senza arrivare al cuore.

C’è che Alessia pensa “Ma sì, tiro un altro anno e poi esco”.

C’è che poi Luca è uscito dopo tre anni di servizio, “non ce la faceva più con l’università”, “eppure era entrato convintissimo in Co.Ca”. Chissà se Luca è uscito davvero solo per l’università.

C’è che stasera lo staff di Branco ci racconta qualcosa dei lupetti che passeranno in reparto: lo facciamo di Comunità capi così abbiamo tutti uno sguardo sui ragazzi del gruppo, non solo lo staff EG che ci lavorerà.

C’è Stefano che condivide con noi alcune riflessioni nate dal CFM, ci prendiamo un momento per la presentazione di Alessandro che deve iscriversi al CFA così poi i capi Gruppo la inseriscono su Buona Caccia, ascoltiamo anche lo staff RS che si è dedicato un momento di verifica dopo quello che è successo in route.

C’è che la Comunità capi è un luogo prezioso. È un luogo di persone, che vivono insieme la sfida e il privilegio dell’educazione.
La Comunità capi ha bisogno di aria, di luce e di acqua, come ogni cosa viva. Ha bisogno che ognuno la senta come propria e che tutti se ne sentano responsabili, insieme. Ha bisogno di strade su cui camminare, zaino in spalla e scarponi ai piedi, ha bisogno di un tavolo da apparecchiare e una bottiglia di vino da aprire, ha bisogno di una chitarra per cantare, un Vangelo da ascoltare, una preghiera da far risuonare, un gioco da fare. Ha bisogno di mani sporche di terra e colori a dita, di abbracci e parole gentili. Ha bisogno di ridere. Ha bisogno di dire basta, di fermarsi un attimo a guardarsi dentro e trovare lo stile di essere capi nel viversi come Comunità. Ha bisogno di sognare a partire dal luogo in cui vive, ha bisogno di non avere paura di condividere i propri pensieri e le proprie riflessioni, ha bisogno di sapere che ci siamo gli uni per gli altri, come fratelli, anche quando fa male, anche quando non ci capiamo, anche quando le cose non vanno, anche quando è il caso di chiedere aiuto. Ha bisogno della voglia di ciascuno di proseguire sulla strada della propria vocazione al servizio educativo, ha bisogno del tempo di ciascuno, ha bisogno del rispetto dei tempi degli altri, ha bisogno del rispetto dei miei tempi.

C’è che la Comunità capi ha bisogno di essere custodita, maneggiata con cura, amata.

I RAGAZZI “SONO DI TUTTI”

Capi da tutta Italia raccontano cosa significa per loro corresponsabilità.

[Foto di Nicola Cavallotti]

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