di Fabrizio Coccetti
Niente paura, non vogliamo ammazzare nessuno, il titolo serviva solo ad attirare un po’ l’attenzione. Vogliamo solo scrivere un articolo contro. Contro le cose facili. E a favore. A favore dell’impegno per il bene comune.
Iniziamo! A morte (si fa per dire) gli scout che fanno attraversare la strada alle vecchiette. Ci hanno rovinato per sempre l’immagine. Che poi, a dire la verità, non ne abbiamo mai visto uno. Evidentemente si tratta di un’invenzione cinematografica. Le vecchiette attraversano da sole, oppure si fanno accompagnare da chi vogliono loro. Gli scout di solito fanno altro.
A morte (sempre si fa per dire) chi vende le torte davanti alla chiesa alla fine della Messa. Di questi ce ne sono vari. Specie chi ama gli autofinanziamenti facili. Può capitare a tutti di caderci dentro, ma si può guarire e fare cose utili.
Lunga vita a chi porta a casa la spesa agli anziani. La spesa pesa davvero. Lunga vita a chi si suda il suo autofinanziamento. La fatica è un buon parametro. Lo scout è quello che sa fare fatica per aiutare il prossimo. Ecco: in quest’ultima frase ci ritroviamo, dovremmo fare in modo che anche nei film ci dipingano così.
Riprendiamo. A morte chi aiuta gli altri perché è in uniforme. Lunga vita a chi fa del servizio una scelta quotidiana. Lo scout è chi ha scelto di servire in ogni momento: a scuola, al lavoro, in famiglia.
A morte anche chi pensa che gli scout cantano intorno al fuoco, fanno le gite in montagna e si perdono nel bosco. Lunga vita a chi sa che gli scout sono a fianco di Libera nella lotta alle mafie.
Diciamolo chiaramente: gli scout sono quelli che si impegnano a rendere il mondo migliore di come l’hanno trovato. Gli scout sono quelli che il mondo lo cambiano per davvero, o almeno ci provano. Sono persone che vivono la responsabilità delle proprie scelte, nel proprio territorio, anche affrontando gravi difficoltà.
Insomma, gli scout non sono i ragazzetti con i pantaloni corti che giocano nell’oratorio, anzi, al contrario, sono dei guerrieri che combattono per il bene comune.
E, per chi non si ricorda bene cos’è, lasciamocelo insegnare dal Concilio Vaticano II nella Gaudium et spes: il bene comune è «l’insieme di quelle condizioni della vita sociale che permettono tanto ai gruppi quanto ai singoli membri di raggiungere la propria perfezione più pienamente e più speditamente».
A noi educatori resta il compito di volare alto, di riuscire a trasmettere che la strada, la vita all’aria aperta, il fuoco di bivacco, le buone azioni e tutto il resto sono i mattoncini su cui si costruisce una scala che porta al buon cristiano e al buon cittadino: uomini e donne pronte a servire per il bene comune.
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