La Luce della Pace, parte ogni anno da Betlemme, viene portata in tutto il mondo e diffusa con il lume di una candela. Credo che questo simbolismo della candela sia particolarmente azzeccato.
Infatti, si potrebbe iniziare dal materiale con cui viene realizzata: la cera delle api. Questa è il frutto di tanto lavoro, il risultato della collaborazione dove tutti mettono il proprio contributo e svolgono la propria parte. È costituita poi da uno stoppino, anch’esso realizzato con l’intreccio di diversi fili che, se presi singolarmente, non riuscirebbero sostenere a rendere duratura la fiamma generata dalla loro unione. Infine, la Luce, che si propaga e si rinnova costantemente. Emanata da una fiamma che è in continua rigenerazione. Ovviamente, per rimanere accesa, ha bisogno di combustibile e ossigeno. Allo stesso modo, ci sono molti ingredienti che servono per mantenere viva la Pace!
La candela è anche molto suscettibile e facilmente la sua fiamma può indebolirsi o addirittura spegnersi. Bisogna prestare molta attenzione durante il suo utilizzo. Basta un niente per far sì che questa svanisca. Così, per la Pace, è necessario avere molta attenzione perché l’odio, la violenza, il voler sopraffare gli altri, l’avidità… non la intacchino.
Ho avuto la possibilità di essere tedoforo della Luce della Pace. Partecipando ad una delle staffette che da Trieste (dove ogni anno viene portata la Luce di Betlemme presa in Austria) diffonde la Luce in tutta Italia. Ho condiviso questa esperienza con altri compagni del mio staff di appartenenza, abbiamo fatto parte della staffetta sarda con il compito di portare questo Simbolo sino alla Sardegna partendo da Trieste, attraversando diverse regioni con il treno e solcando il mare con il traghetto da Livorno a Olbia e poi nuovamente in treno sino ad arrivare a Cagliari. Potrebbe sembrare solamente un susseguirsi di spostamenti, ma sarebbe un banalizzare il servizio che ci ha permesso, invece, di fare una piccola BA. Infatti durante questo trasporto della Luce, non c’era niente di più importante che l’attenzione verso quella fiammella, che da Betlemme ardeva e doveva essere custodita al meglio. Non doveva subire colpi accidentali, doveva stare in un posto sicuro perchè nei treni c’era il via vai delle persone che salivano e scendevano dalle stazioni, distratti da mille pensieri. Si doveva controllare che queste non si consumassero. Insomma ci siamo adoperati con attenzione per evitare che si potesse spegnere.
Alla luce del Vangelo di questa prima domenica di Avvento, ripenso all’invito, che ci viene fatto dal Signore, che mi ha rinnovato il ricordo del trasporto della Luce, di farci trovare sempre pronti, di non distrarci, di vegliare sempre per l’arrivo della Luce (il Signore). Il Signore non si fa certo attendere!
In questa staffetta non ero solo, non c’era solo la Luce di Betlemme, ma c’erano gli altri compagni di viaggio, e insieme abbiamo potuto far esperienza di quanto il Signore si fa presente nel volto delle persone che incontriamo. Durante la diffusione della Luce nelle stazioni della Sardegna ad esempio, non c’era molto tempo (anche se i capotreni erano super attenti a che la diffusione riuscisse, contribuendo anche loro alla buona riuscita nonostante i tempi dei treni da rispettare), ma in quei pochi minuti in cui si accendevano le altre lanterne, si accendeva nei loro volti un Sorriso tale da far accendere direttamente nei nostri cuori Gioia e Felicità. La fine dell’attesa delle persone alle varie stazioni era un esplosione di emozioni dal momento che anche loro finalmente avevano la loro lanterna accesa e potevano contribuire alla diffusione della Luce della Pace.
Nel e dal viaggio, condiviso con le mie compagne di strada, non ho potuto fare a meno di pensare che la Pace é come le relazioni: vanno curate, deve esserci alla base il desiderio di volersi bene, di voler accogliere l’altro con tutte le sue caratteristiche, pregi e difetti, di avere Cura delle Persone, fragili come una fiammella al singolo spiffero d’aria…
Ripenso alla bellissima frase di San Francesco d’Assisi che dice: “Tutta l’oscurità del mondo non può spegnere la luce di una singola candela”, e se ci penso, è proprio vero, tanto più c’è buio, tanto più é evidente la singola luce anche fioca. Per cui non è importante quanta luce facciamo ma essere Luce. Proprio per questo, la Luce, simbolo della Pace che viaggia e si diffonde attraverso una candela o delle lanterne ad olio, ha tante altre forme tramite le quali la possiamo diffonderla e farne dono agli altri. Noi scout, come ci suggerisce il nostro Papa Francesco, dobbiamo, quindi, essere portatori di Luce e di Speranza, anche senza avere con noi una lanterna al cui interno c’è la Luce di Betlemme, ma bastano dei semplici gesti. Perché la bellezza sta nei piccoli gesti e ognuno di noi può contribuire facendo del suo meglio. Certo, non è mica facile. Tuttavia, per le nostre scelte, siamo chiamati nel quotidiano ad essere Luce per le persone che il Signore ci fa incontrare lungo la strada. Il Signore ha massima fiducia in noi; siamo suoi strumenti per inondare questo mondo di Amore…
Se pensiamo di non essere capaci o di non essere in grado di fare questo, ricordiamoci cosa ci dice il nostro fondatore B.P sull’Im_possibile, che uno scout é in grado di dare un calcio alle prime due lettere Im della parola e rendere tutto possibile e concludo citando questa Bella frase: “È im_possibile disse l’orgoglio. È rischioso disse l’esperienza. È inutile, taglió la ragione. Provaci, sussurrò il cuore”.
Orso Determinato
“Gli articoli della sezione “La parola ai Capi” sono opinioni personali dei singoli autori. Non rappresentano la voce di Pe né di AGESCI”.
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