Quella che stiamo per raccontare è una grande storia di speranza, accoglienza e crescita reciproca. I protagonisti sono Mamadou, un giovane di 17 anni della Costa d’Avorio, e la comunità R/S del clan gemellato dei gruppi scout Agesci Molfetta 1 e Molfetta 4.
Mamadou è nato in un piccolo villaggio della Costa d’Avorio e ha lasciato il suo Paese all’età di 13 anni, affrontando un viaggio lungo e pericoloso che lo ha condotto sulle coste italiane nell’agosto del 2022. Aveva solo 15 anni quando è stato raccolto in mare dalla nave Ocean Viking e accolto in Italia come minore straniero non accompagnato.
La comunità scout di Molfetta ha conosciuto Mamadou nel gennaio del 2023, pochi mesi dopo il suo arrivo. All’epoca, Mamadou era ospite in una comunità per minori stranieri non accompagnati e conosceva solo poche persone: il suo tutore, alcuni operatori della comunità e insegnanti che lo stavano aiutando ad apprendere l’italiano. Per un ragazzo appena arrivato in una città nuova, senza la sua famiglia e con il peso di un passato difficile, il mondo poteva sembrare davvero vasto e sconosciuto.
In Italia, sono circa 20.000 i minori non accompagnati che come Mamadou lasciando famiglia, amici e tutto ciò che conoscono e che dopo un viaggio lunghissimo e pericoloso arrivano in Italia senza alcun riferimento adulto. Molti di loro, come Mamadou, trovano temporaneo rifugio nelle comunità minorili.
Per Mamadou, l’incontro con i ragazzi della branca R/S di Molfetta ha rappresentato l’inizio di un nuovo capitolo. Tre ragazzi del clan hanno accettato di affiancarlo nel loro servizio settimanale, instaurando con lui una relazione fatta di camminate, chiacchierate e giochi, aiutandolo ad integrarsi meglio nel nuovo ambiente. Fin da subito, è stato evidente che Mamadou portava con sé una storia unica, ricca di esperienze che presto avrebbero arricchito profondamente non solo i tre giovani, ma la nostra intera comunità.
Il servizio prestato dai ragazzi del clan è stato il primo passo verso una vera e propria accoglienza. A ottobre 2023, all’inizio del nuovo anno scout, Mamadou ha accettato l’invito ad unirsi al noviziato. La sua voglia di imparare, partecipare e condividere ha colpito tutti. Nonostante le inevitabili curiosità iniziali, Mamadou si è integrato velocemente, partecipando attivamente a riunioni, attività e uscite di clan.
Uno dei momenti più toccanti è avvenuto a dicembre 2023 durante la Route invernale, quando con il suo consenso, in un momento pianificato abbiamo dato spazio a Mamadou di raccontarsi ai suoi compagni.
Raccontando della sua infanzia in Costa d’Avorio, delle difficoltà vissute da bambino e della decisione di partire all’età di 13 anni, è riuscito a emozionare profondamente tutti i presenti. Le sue parole hanno offerto una prospettiva nuova sui sacrifici che ha affrontato, facendo riflettere l’intera comunità sui propri privilegi e su quanto la speranza e la determinazione possano trasformare anche le sfide più difficili.
Anche il momento della promessa è stato importante ed emozionante. Mamadou ha recitato la promessa ed è entrato a far parte della grande famiglia degli scout.
Durante la Route estiva, Mamadou ha dimostrato ancora una volta la sua forza interiore. Nonostante i sentieri impervi e le difficoltà fisiche, è stato lui a infondere coraggio al gruppo, con un’energia apparentemente inesauribile. Ha sostenuto i suoi compagni, diventando un esempio di resistenza e determinazione, qualità che non conoscono confini né barriere culturali.
Questa esperienza non ha solo arricchito Mamadou, ma ha anche avuto un profondo impatto sui suoi compagni e su noi capi della comunità. Attraverso la sua presenza, i ragazzi hanno imparato a vivere l’inclusione come qualcosa di concreto, fatta di piccoli gesti quotidiani e di condivisione sincera. Mamadou non era più solo “la novità”, ma parte integrante della comunità, una persona capace di unire e rafforzare il legame del gruppo.
La sinergia tra Mamadou, il suo tutore e la comunità educativa è stata fondamentale per costruire questo ponte verso una comprensione più profonda della diversità e dell’inclusione. Come ci ricorda Papa Francesco, “costruite ponti, non muri”. Sebbene Mamadou pratichi una religione diversa da quella cattolica cristiana, il messaggio del pontefice è diventato la colonna sonora del clan, un invito costante a coltivare legami umani al di là delle differenze.
La storia di Mamadou, che abbiamo potuto raccontare è frutto di un tentativo di dare una possibilità di inclusione, accoglienza e integrazione a uno dei 20.000 ragazzi stranieri, minorenni, presenti in Italia e ci fa capire quanto i giovani stranieri non accompagnati possano contribuire alla crescita della nostra associazione, della nostra società. Ragazzi come lui, spesso chiusi nelle comunità, hanno un potenziale enorme da offrire, se solo gli diamo la possibilità di esprimersi e di crescere in un contesto accogliente.
L’augurio più grande è che altre comunità possano seguire l’esempio del clan di Molfetta, offrendo a sempre più giovani l’opportunità di scoprire il proprio valore attraverso l’inclusione e il dialogo. Come ci insegna il Patto Associativo dell’Agesci: “In una realtà sempre più multiculturale, cogliamo come occasione di crescita reciproca l’accoglienza nelle unità di ragazze e ragazzi di altre confessioni cristiane, nello spirito del dialogo ecumenico, e di altre religioni, nell’arricchimento del confronto interreligioso.”
Oggi, Mamadou è uno scout a tutti gli effetti. Custodisce con cura il fazzolettone che ha ricevuto, e la comunità lo custodisce con altrettanta attenzione, consapevole di quanto preziosa sia stata questa accoglienza, che ha arricchito tutti, facendoci riscoprire il vero significato della fratellanza.
Giulia Giancaspro e Vincenzo Tritto
“Gli articoli della sezione “La parola ai Capi” sono opinioni personali dei singoli autori. Non rappresentano la voce di Pe né di AGESCI”.
2 Commenti a "Una storia di accoglienza e crescita reciproca: Mamadou e la comunità scout di Molfetta"
Maria 17 Novembre 2024 (19:42)
Grazie di questa esperienza condivisa
Da un po di giorni mi chiedo che ci sono tante persone oltre i 65 anni competenti per dare vita e collaborare. Ma c’è forse resistenza?
Vincenzo Tritto 18 Novembre 2024 (18:40)
L’età non è mai un limite per fare la differenza. Tutti, indipendentemente dall’età, possono contribuire: non solo diventando tutori per i minori stranieri non accompagnati, ma anche accogliendo questi ragazzi nella propria casa. Certo, aprirsi a un’esperienza del genere richiede coraggio e apertura mentale, ma i legami e i cambiamenti che possono nascere sono straordinari.
Per chi desidera saperne di più, consiglio di consultare il portale Tutori in Rete, uno strumento prezioso per informarsi e iniziare questo percorso. Inoltre, è possibile contattare l’associazione della propria regione per capire come diventare tutore o come offrire ospitalità a uno di questi ragazzi.
Fare il primo passo è fondamentale, perché ogni gesto di accoglienza può cambiare una vita, e …spesso anche la nostra.
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