Io c’ero

Quando di ritorno da RN24, domenica 25 agosto sono rincasato, la tanto agognata doccia in libertà
senza la pressione di chi stava aspe ando il proprio turno e magari con l’acqua leggermente meno
fredda, è passata in secondo piano; automa camente il mio cervello si è rese ato ed ha
cominciato a mandarmi flash di vari momen , episodi e luoghi con un programma che volta volta
mi “so olineava” gli aspe più significa vi rela vi a quella situazione sia nel bene che nel male.
Non sono qui, credetemi, per fare nessuna cri ca ma una mia verifica, come sono certo farete
anche voi, evidenziando qualcosa che per me è stata importante.
Siamo sinceri, non tu o è stato perfe o, ma magari quello che per me appariva meno riuscito, per
esempio il cibo, per altri è stato un successone, ma è bello anche saper vivere superando, non
scartando le difficoltà, qualche problema, altrimen il nostro sorridere e cantare anche nei
momen difficili non vale più? E devo dire che di sorrisi e can , facce solari, slanci di entusiasmo ne
ho vis tan , davvero tan , tanto da farmi passare la “rabbia” o forse soltanto l’impazienza un po’
brontolona pica delle persone non più di primo pelo, che specialmente in cer momen mi ha
contagiato; per esempio all’uscita del campo, aspe ando la nave a che avrebbe dovuto portarmi
ai vari incontri a Verona e villa Buri, che non arrivava mai, tanto da farmene perdere qualcuno, e
poi in piedi ed al sole, cose che non si conciliavano con la mia salute e l’intolleranza con farmaci
che sto assumendo. Ma non ero solo, la compagnia di quelli che si trovavano anche loro nella mia
situazione di a esa mi ha trasformato: quel bambino au s co con babbo e sorellina, del quale non
voglio dire il nome ma che conservo nel mio cuore se non altro per la piccola confidenza che sono
riuscito a guadagnarmi; e quella mamma alla quale stava per scadere il tempo e pregava perché
Leonardo non le facesse lo scherzo di nascere a Verona ma che aspe asse di tornare nel Lazio; e
poi quelle file di bambine e bambini, quelli più piccoli lega ad una lunga corda per non perdersi,
che accompagna da animatori uscivano dal campo per andare dove avrebbero passato la giornata
che guardando i loro occhi e vol si intuiva sicuramente bellissima.
E poi l’arena, spe acolare come stru ura, come spe acolo, come punto di ritrovo, di svago, di
conoscenza, di meditazione, di aggregazione. Io poi, me la sono vissuta da privilegiato perché la
mia fisicità rido a mi ha consen to di stare seduto in prima fila quasi a conta o con chi si
alternava sul palco.
Perché l’arena. Perché in tre serate che siamo sta li, ho sen to parlare di tante cose, di preghiere,
di canzoni, di poesie, di recitazione, di esperienze, di salu più o meno doverosi di qualche
importante spe atore, di poli ca, di gioia, di felicità, di stare sedu nel proprio se ore di” bere e
non muoversi finché non lo diciamo noi”; ma mai ho sen to parlare per quale mo vo eravamo li,
considerando anche i volontari e gli incarica alle varie funzioni in circa 20.000 persone.
Non fraintendetemi, lo so perché eravamo li, dovevamo festeggiare il 50° anniversario dell’ Agesci
proge ando esperienze, percorsi, generazioni di felicità, di adul educatori capaci di saper
trasme ere la gioia nel fare la felicità degli altri, la possibilità di poter essere felici anche se diversi
per razza, per provenienza, per educazione, per istruzione, per fisicità, per intelligenza, nessuno
escluso e devo dire che ci s amo riuscendo molto bene.
Allora, penserete giustamente, di cosa ragioni?
Ragiono perché non vi siete mai chies , non ci siamo mai chies se quello che stavamo facendo, se
quello che abbiamo fa o negli ul mi, che poi sono anche i primi 50 anni, è quello che avevano

pensato coloro che quel 4 maggio 1974 alzarono la loro pale a per dire un defini vo SI o NO alla
fusione di Agi ed Asci. So che qualcuno ha parlato con qualche supers te di quel giorno, ho le o il
messaggio della capo e del capo Agesci, ma come sarebbe stato più vero, più vissuto ascoltare
dire amente qualcuno che quel giorno c’era. Non c’era nessuno?, qualcuno ha chiesto?, si è
documentato?
Almeno uno c’era, io c’ero, io quel 4 maggio ho contribuito a prendere lo slancio per fare quel salto
che per tan non solo era un salto nel buio, ma dire amente nel baratro; ed erano in tan , dentro
e fuori le due associazioni, dentro e fuori la poli ca, dentro e fuori la chiesa, dentro e fuori i
benpensan .
Tanto per smorzare un po’ i toni e per pararsi la schiena e anche il fondo della…, cominciarono a
girare raccomandazioni po……tende rigorosamente separate tra maschi e femmine, servizi
separa , se le docce sono in comune le ragazze col costume intero, le gonne lunghe sin so o il
ginocchio; posizione di difesa estrema, sembravano suggerire, anche in considerazione che i
ragazzi dell’Asci erano tre volte il numero delle ragazze Agi, per cui ci si aspe ava un orda di barbari
che si sarebbe sicuramente rovesciata su quelle povere fanciulle mandate al mar rio (poi,
ammesso che fosse successo qualcosa, avremmo potuto anche discutere se si fosse veramente
tra ato di mar rio o qualcosa di più piacevole).
E quando mi sono messo in fila alle docce o lavabi, insieme a ragazze e ragazzi in abbigliamento
consono all’occasione (costume ed accappatoio) ho deciso che si possa considerare cessato
l’allarme della discesa dei barbari, del ra o delle Sabine, e che Paride possa intra enersi
tranquillamente con Elena senza il rischio di scatenare una guerra infinita.
Io c’ero 50 anni fa, ci sono stato tu ques 50 anni, quasi a controllare che quella che considero
anche un po’ mia creatura crescesse bene e credo che, anche se ci possa sempre essere un meglio,
possiamo certamente essere soddisfa . Io c’ero 50 anni fa e spero di esserci ancora per qualche
altro anno, fintanto che la mia Co.Ca si fida di me, fintanto che i miei lupe mi corrono incontro
quando arrivo all’a vità, fintanto che il Signore vorrà che con nui a cercare di generare felicità.
P.S. mi dispiace per Sandro Lelli, tra l’altro mio conci adino e mio amico, che gli organi di
informazione hanno dato per il più vecchio partecipante alla RN 24, ma io sono di oltre 2 anni
“meno giovane” di lui.
Grazie a tu i tan mila partecipan per quanto fa o e per quanto faranno da parte di uno di
quelli che quel 4 maggio 1974 ha alzato la sua pale a per dire SI alla nascita dell’ AGESCI

Buona strada da Gigi “Hathy” Pratesi

 

“Gli articoli della sezione “La parola ai Capi” sono opinioni personali dei singoli autori. Non rappresentano la voce di Pe né di AGESCI”.

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