Tutto comincia alla fine del campo di reparto del 2019: dopo i saluti e i ringraziamenti “di rito” ci si dà l’appuntamento per il prossimo anno scout, con l’invito a raccontare in giro le belle esperienze vissute, perché nel mondo dello scoutismo c’è posto per tutti, anche per i genitori che volessero provare a capire cosa si nasconde sotto al nostro fazzolettone. E proprio dalle chiacchierate con alcuni di questi genitori, da una parte affascinati dal mondo scout e desiderosi di farne parte, dall’altra presi da mille ragionevoli dubbi (ma posso iniziare a fare il capo a 40 anni? Io non so nulla del metodo! Ma con gli impegni familiari come faccio?), la Comunità capi ha provato a inventarsi qualcosa per rispondere a questa esigenza. Una serie di serate fatte per conoscersi, capire meglio cosa si fa davvero “agli scout”, giocare e riflettere insieme: un percorso tra pari da fare insieme per avere una maggiore consapevolezza delle attività che vengono proposte ai propri figli e con un pensiero, forse un sogno, di poter pensare un domani anche a mettersi in gioco con un ingresso in Comunità capi. Non ultimo, un’occasione per rinsaldare la rete delle relazioni e il patto educativo con le famiglie. Così, sentito il parere di Zona Ancona e della Formazione capi regionale, abbiamo pensato a una serie di serate spalmate durante l’anno, circa una al mese: le prime per conoscersi e conoscere le varie storie dei capi in Comunità capi (dallo studente universitario al padre/madre di famiglia: un po’ di tempo per il servizio di trova sempre, nessun supereroe); poi tre serate per parlare – e sperimentare – il metodo e la vita nelle tre branche; infine due serate, una per parlare dell’Associazione e di B.-P., e una per fare il punto finale, una sorta di veglia alle stelle con verifica. Chiaramente con lo scoccare della primavera scorsa il programma ha subito variazioni e si è spostato in parte on line, ma il percorso è stato portato a termine e ha riscosso l’entusiasmo da parte di tutti. I formatori che sono venuti a parlarci di metodo e a giocare con noi hanno visto un bel gruppo davanti a loro. Per i capi che si sono messi in gioco affianco ai genitori, è stata una preziosa occasione per approfondire o rispolverare alcuni aspetti del metodo (chiaramente non sostituisce un campo di formazione, ma di certo non fa mai male). Ma soprattutto il parere che contava era quello dei nostri “extra amici” (una quindicina): per loro è stata l’occasione per vedere il gran “dietro le quinte” che spesso non si traspare alla “solita” riunione dei genitori, ma anche di riflettere su temi utili per il ruolo di genitore, di prendersi un momento per se stessi per la vita di fede o anche semplicemente per passare qualche serata diversa per divertirsi insieme ad altri adulti (vi lascio immaginare la faccia di uno dei nostri rover che passava per caso in sede nel vedere i suoi alle prese con un bans con lo stesso entusiasmo di un lupetto e una coccinella). Facendo un bilancio dell’esperienza, nonostante le complicazioni dovute alle variazioni di programma, come Comunità capi ne abbiamo tratto solo che elementi positivi, con la prospettiva di proporre nuovamente un’esperienza del genere ad altri genitori tra qualche anno. L’obiettivo raggiunto è stato quello di far capire che tutti possono mettersi a servizio in Comunità capi, a qualsiasi età e in qualsiasi condizione, senza in nessun modo far sentire la partecipazione come “vincolante” per un ingresso futuro. I benefici di avere genitori con un’infarinatura di metodo li stiamo riscontrando anche in chi dei partecipanti ha mantenuto il “semplice” ruolo di genitore dei nostri educandi. Ma… so che vi state ponendo questa domanda: alla fine qualche ingresso in Comunità capi ce l’avete avuto? Ebbene sì, una delle coppie di genitori ha deciso di mettersi in gioco e oggi fa servizio (e si sta divertendo!) in staff E/G!
[Foto Comunità capi Osimo 2]
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