MO’ SEI ECOLOGICO

di Angelo Giordano

MO’ SEI ECOLOGICO

Stava scritto con la bomboletta spray nera sul cofano della mia macchina bianca.
Con tutte e quattro le ruote squarciate.
La rabbia sorda sommerse tutti i miei pensieri fino a farmi dimenticare anche le chiavi che avevo in mano.
Menai una manata sul cofano aggiungendo il danno alla beffa.
Ci misi un po’ a calmarmi quel tanto che bastava per capire cosa fare.
Chiamai in ufficio: per quella mattina, niente da fare.
Mi incamminai.

Chiamai il mio meccanico di fiducia: Claudio.

Di fiducia perché era stato il mio vice ai tempi del Reparto.

Un laconico: «Me la vedo io» concluse la conversazione.

Mi venne in mente che dovevo sentire Anna.

Anzi, sarebbe stata la prima cosa da fare: chiamare la capo reparto, quella sfigata che si era lasciata trascinare dal sottoscritto in una specie di crociata lì alla periferia di una piccola città della ricca Emilia assediata dai clan mafiosi né più né meno di una delle tante città del Sud.

Anna non rispose subito.

Sapevo che probabilmente aveva la prima ora a scuola e magari stava già in classe, ma mi salì lo stesso il cuore in gola per l’ansia.

Continuai a chiamare, allungando il passo verso la caserma dei carabinieri.

Anna richiamò quando ero a metà strada.

«Anto’, tutto bene?»

«Sì sì, ma tu stai bene?»

«Io sì, ma sei tu che mi hai chiamata cento volte? Che è successo?»

Le raccontai dell’auto.

Nemmeno lei aveva dubbi.

«È stato per la marcia di sabato, vero?»

«Di sicuro non è stata Greta Thunberg».

«E mo?

«Ti ricordi che mi avevano dato l’aumento? Beh, so come spenderlo».

«Intendevo dire che facciamo, non parlavo delle gomme!»
«Sto andando a fare denuncia ai carabinieri».

«E poi?»

«E poi stasera c’è staff, no? Dobbiamo preparare il resto dell’attività».

«Ma ti sembra il caso?»

«Ma certo che non è il caso. Anzi, non è il caso nemmeno mettersi i pantaloncini corti d’inverno in Emilia e non è nemmeno il caso di passare tutti i fine settimana a badare a un mucchio di figli degli altri. Ma questa è una cosa: mettersi contro quelli là è un’altra».

Chiusi la telefonata: ero arrivato davanti alla caserma dei Carabinieri.

Avevo fatto strada.

Da solo.

Poi con Anna.

Poi con tutto il mio reparto.

Ma ora che la rabbia era sbollita iniziai a sentire in bocca il sapore della paura.

Beh, la denuncia devo farla per forza, almeno per l’assicurazione.

Aver paura è una cosa, aver paura del proprio stesso coraggio un’altra.

Ma entrai.

[Foto di Marco Beladrinelli]

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