FAI DELLA TUA VITA UN’OPERA D’ARTE

di Marialuisa De Pietro, Iacopo Portaccio e Don Luca Delunghi

Incaricati nazionali e assistente ecclesiastico alla Branca E/G

Il Sentiero per diventare grandi artisti



Ai tempi del liceo questo aforisma di Oscar Wilde sembrava solo il mirabolante proclama di un’artista dandy dalla vita stra-ordinaria che, con incontenibile energia, si gettava a capofitto in azioni e imprese nuove, alla ricerca continua di bellezza e di esperienze uniche e stravaganti con cui riempire eccezionalmente l’esistenza e persino la propria casa sul lago di Garda! Da ragazzi magari ci chiediamo quali imprese possano rendere la vita un capolavoro; sembra che solo risultati eccelsi – raggiunti perseguendo la passione sportiva o artistica – o, ancor più, traguardi nella medicina, nelle tecnologie o nelle scienze, di cui il mondo intero possa beneficiare cambiandone le sorti o segnandone la storia, rendano tanto straordinaria un’esistenza. Vite di geni talentuosi o di uomini e donne caparbie e brillanti, insomma, destino da eletti o supereroi!

Eppure, lo stesso monito lanciato da Papa Giovanni Paolo II – «Prendete in mano la vostra vita e fatene un capolavoro» -, uomo decisamente di altra indole, a 20.000 giovani radunati a Cagliari è per noi capi scout una possibilità concreta per tutti, lo scopo stesso dello scautismo: educare uomini e donne felici e significativi per sé e gli altri. Esiste un capolavoro più grande del saper trovare, costruire e godere della propria felicità?

Ogni ragazza e ragazzo è chiamato a trasformare la propria esistenza in un’opera d’arte irripetibile e significativa, plasmando il proprio destino attraverso impegno, determinazione e autoconsapevolezza in un cammino di progressione personale graduale e unico che è il cuore della proposta scout, concretizzato in Branca E/G nel Sentiero. Un veicolo efficace per aiutare i giovani a realizzare il loro potenziale e a contribuire positivamente alla società. Attraverso le tappe della scoperta, competenza e responsabilità, guide ed esploratori sono guidati a indagare e comprendere i propri limiti e fragilità, qualità e talenti; specchiandosi nei propri compagni e giocando con loro, diventano capaci di fare o bisognosi e, soprattutto, desiderosi di imparare, crescere, maturare, evolversi.

Proprio come l’artista davanti al blocco di marmo grezzo inizia a immaginare cosa vorrebbe realizzare, avvia uno schizzo, crea un modello della visione dell’opera che ha e poi puntella l’ammasso informe e lo lavora, via via, fino a renderlo opera compiuta, così le ragazze e i ragazzi iniziano a immaginarsi, a sognarsi, a progettarsi.

Questo processo si realizza attraverso l’assunzione di impegni e mete fino al loro raggiungimento. Gli impegni assunti rappresentano azioni concrete, precise, puntuali, verificabili (posti d’azione nelle imprese, incarichi di squadriglia, specialità, brevetti, buone azioni…) da protagonisti della vita di reparto e squadriglia; le mete sono le prospettive, la visione di un’opera d’arte ancora da completare verso cui orientare sforzi, entusiasmo e impegni individuati, assunti e perseguiti in modo autonomo dagli stessi ragazzi con gli altri e per gli altri. Le avventure della vista di reparto offrono ai ragazzi sfide avvincenti e progressivamente più complesse, di cui essi stessi sono protagonisti, fin dall’ideazione, incoraggiandoli a superare i propri limiti e ad acquisire nuove competenze. Questo approccio graduale favorisce lo sviluppo di fiducia in se stessi e la capacità di affrontare le sfide con determinazione e resilienza.

I capi svolgono un ruolo cruciale: fungono da mentori e guide mentre i ragazzi esplorano nuovi interessi e acquisiscono competenze. Li incoraggiano e li aiutano a riflettere sulle proprie esperienze e a trarre insegnamenti significativi da esse, fornendo supporto e spronandoli a provare, esplorare nuove strade, credere in se stessi e mettersi in discussione. Con gli occhi di chi già ha certezza nelle possibilità di far emergere e moltiplicare il 5 per cento di buono che è in ognuno offrono con fiducia e amore ai loro giovani apprendisti i “ferri” del mestiere, le competenze per maneggiarli e poter plasmare la propria irripetibile opera, che sia dipinta, scolpita o modellata.

Il lavoro con i tanti attrezzi e strumenti a disposizione sbozza il blocco, aiuta a definire sempre di più quella figura di sé che spesso prima appare rozza, poi prende forma, diventando di impegno in impegno e di meta in meta più precisa, definita, levigata.

Fare della propria vita un capolavoro diventa una realtà: progettarsi, sperimentarsi con fiducia e coraggio, verificarsi e ripartire, di avventura in avventura, con idee sempre più grandi. Ogni ragazzo e ragazza impara non solo a capire chi è, a comprendere chi vuole diventare ma anche l’arte di tracciare da sè la strada per farlo. Così ogni impegno assunto, ogni azione compiuta, diventa un colpo di scalpello che definisce sempre di più l’opera, la vita, levigando i contorni grezzi fino a ottenere un risultato prezioso e unico.

Ogni E/G è, dunque, chiamato a essere l’artista della propria esistenza, capace di trasformare i blocchi di marmo della vita quotidiana in opere d’arte irripetibili. Con la consapevolezza e con la volontà, tutti gli E/G plasmano il proprio destino e si preparano a un futuro di impegno, servizio e realizzazione personale. Prende così forma l’opera d’arte di un sé che ha l’aspetto della propria autentica, profonda e personale felicità!

[Foto di Andrea Pellegrini]

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