In direzione ostinata ed esagerata
Esagerare.
Trovo che sia spesso illuminante andare a indagare l’etimologia delle parole: nel caso di esagerare, è “rompere gli argini”: EX fuori di, EGGER argini. L’illuminazione per me è subito stata qui: quali sono i nostri argini educativi? Ne abbiamo? Li sappiamo riconoscere?
Capitava dunque che negli anni Ottanta, a spasso per Molfetta, magnifico paese vicino a Bari, nei bar, qualcuno, tra un bianco e una cedrata Tassoni, dicesse di don Tonino Bello: «È tanto bravo eh, ma a volte… esagera un po’ troppo».
Le esagerazioni di don Tonino? Presto detto: prostitute sfrattate e senza tetto nei chiostri e nelle stanze della diocesi, guidare lotte operaie della siderurgica Molfetta, rifiutarsi di benedire la bandiera di guerra dell’Italia durante una cerimonia solenne… E credo di aver citato solo una piccola parte. In poche parole: sapeva da che parte stare, e ci stava con gli ultimi. E ci stava in mezzo. Non guidava e non seguiva, era in mezzo a loro perché anche lui era un ultimo. Sì, era un ultimo che incredibilmente è diventato Vescovo. Preti così, la Chiesa solitamente li destinava a zone isolate in montagna per farli morire in esilio – ogni riferimento a don Lorenzo Milani è assolutamente voluto. Ma don Tonino… L’hanno fatto Vescovo! A me piace pensare che sia accaduto perché, a volte, c’è uno spiraglio di luce anche quando sembra tutto buio.
Ma il grande lascito di don Tonino è, secondo me, proprio questo: dobbiamo esagerare! Dobbiamo rompere i nostri argini educativi, che spesso ci poniamo da soli, e cercare davvero di andare oltre. È probabile pensare che quel gettare il cuore oltre l’ostacolo possa essere fatto solo grazie a un’azione esagerata, nel senso di rottura dei propri limiti, dei propri pregiudizi.
Se calzassimo le lenti dell’esagerazione, ci accorgeremmo di quante occasioni incredibili abbiamo con i nostri ragazzi e ragazze. Se si pensa alla branca R/S, lo strumento perfetto per esagerare è il capitolo: basta guardare il territorio in cui viviamo, con le lenti dell’esagerazione, per capire che è in attesa solo di una nostra azione esagerata. Provate a pensare: quando è l’ultima volta che avete fatto un’uscita, un capitolo, un’impresa, una buona azione, un servizio che potreste definire esagerato? Se la risposta tarda ad arrivare o addirittura non arriva… Non c’è nessun problema: potete rimediare subito!
Esempio: il clan del mio gruppo, San Giuliano 1, anni fa, decise di fare un’azione esagerata: andare a Rogoredo, a Milano, e raccogliere le siringhe del famoso “Boschetto”, di cui magari avrete sentito parlare. Per esagerare così, ovviamente, bisogna essere preparati, anzi, si deve essere competenti. Dunque, quell’azione esagerata, fu fatta assieme alla Croce Rossa Italiana, con della formazione precedentemente fatta, eccetera eccetera (sappiamo farlo).
E sapete cosa hanno detto le persone al bar davanti alla cedrata Tassoni? «Quei capi sono tanto bravi eh, ma ogni tanto esagerano».
Tradotto: alcuni genitori si arrabbiano molto e dicono: «Io mio figlio non ce lo mando lì».
Perché vi ho raccontato questa storia di servizio? Perché essere esagerati chiede, anzi, esige (che è parente etimologico di esagerare) di essere disposto a ricevere critiche, esige sapere da che parte vuoi stare, esige di metterci la faccia, esige di metterci il tuo tempo, esige di essere un capo solido, esige di essere un capo… Felice.
Mi spiego. Torniamo un attimo a don Tonino. Non c’è una foto che ritrae don Tonino triste. Vi sfido a trovarla! So bene che essere felici è qualcosa di ben più profondo che è un banale sorriso ritratto in foto, ma alcuni sorrisi non possono mentire. Quello di don Tonino era il sorriso di chi sapeva da che parte stare e quando starci, anche subendo le feroci critiche di cittadini benpensanti, politicanti mediocri e pretini di ogni specie – immaginate quanto sarebbe piaciuto il cammino sinodale a don Tonino e quanto invece non piace ai pretini di ogni specie.
Insomma, quando dico capo felice, intendo dunque un capo che è ben felice di affrontare i rovi e le sue spine. Perché il capo che propone un’azione esagerata, se non fosse felice di farla, chi glielo farebbe fare di andare contro i mal di pancia di genitori, capi gruppo, responsabili di zona, genitori “ex scout” che “ai loro tempi sì che…” (e mettete quello che vi pare dopo i puntini. Ma non sono tutti così… O forse sì).
Per concludere: secondo me, il capo che non è “Felice”, col cavolo che va incontro a tutte queste menate: il capetto fa la sua bella attività in sede, da manuale, e nessuno potrà dirgli mai che è sbagliata! Attenzione, sto esagerando – e ne sono felice 🙂 – ma con questo non voglio dire che ogni nostra attività deve “rompere gli argini”, ma di certo deve essere motivo per noi di fare qualcosa in più, di dare quel famoso calcio, di lanciare quel famoso cuore, sapendo che sono azioni che costano fatica, critiche, sacrificio.
Ma è un sacrificio bellissimo. Un felice sacrificio per fare azioni esagerate.
[Foto di Pietro Favaretto]
Un commento a "Esagerare Sempre"
M.Cristina Rosin 6 Aprilee 2024 (14:10)
Va bene ”uscire dagli argini ” ,ma è necessario chiedere il dono del discernimento. Noi possiamo lasciare segni indelebili nella vita delle nostre ragazze e ragazzi
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