Corpo, emozioni e sentimenti

di Roberta Bommassar

Benessere e malesseri, gioie e dolori per ogni età

Le emozioni e i sentimenti sono la moneta corrente che lega il corpo (dove hanno origine e sede) alla mente, che attribuisce loro il senso e le inserisce nella storia soggettiva di ognuno di noi. Il dualismo cartesiano che riconduce l’Uomo solo al suo pensiero, Cogito ergo sum, è stato infatti definitivamente rimesso in discussione dalla psicologia, dalle neuroscienze e infine anche dalla filosofia. La ridefinizione passa attraverso quello che oggi la psicologia sostiene, cioè che l’individuo si sviluppa nella relazione e quindi io penso che tu mi pensi, quindi sono (Fonagy- Target). Il corpo però è anche un oggetto della nostra mente, con cui possiamo ingaggiare lotte furiose o depositare desideri di potere. Il corpo è tante cose: un facilitatore o un ostacolo, sede di piacere o di dolore, nascosto o esibito. Un buon rapporto con il proprio corpo è quindi condizione necessaria per il benessere dell’individuo, contemporaneamente è un luogo in cui si esprime il proprio malessere.

8- 11 anni

Il triennio finale della scuola primaria è una fase rappresentata dal grande investimento nell’acquisizione di nuove competenze. C’è un vero e proprio piacere nell’imparare nuove capacità; siano esse nel campo della cognizione (apprendimenti scolastici, linguaggio, lettura, conoscenze scientifiche) che nel campo delle abilità motorie (attività fisiche individuali o di gruppo). Questa fase viene definita di latenza perché non ha specifici compiti evolutivi nelle relazioni con gli altri. Gli anni precedenti sono stati impegnati nell’affrontare il grande tema della capacità di vivere separati dai riferimenti genitoriali e verso gli 8/9 anni i bambini cominciano a fare le prime esperienze lontano da casa. In questo periodo è come se la mente del bambino fosse coinvolta soprattutto nell’imparare a conoscere ciò che si è in grado di fare, nell’acquisire una maggior consapevolezza dei propri punti di forza e di debolezza.

Ciò significa che in un processo di sviluppo adeguato, avremo bambini curiosi di imparare cose nuove, modi diversi di risolvere i problemi. Il sentimento prevalente riguarda il senso di efficacia ed efficienza. Sono ragazzini che possono entusiasmarsi per nuove esperienze, fatte però nella condizione di sicurezza rappresentata dal riconoscimento della differenza generazionale. Normalmente riconoscono l’autorevolezza dell’adulto, che conosce di più semplicemente perché è più grande. Amano essere seguiti e rassicurati da adulti competenti che li sostengono in questo passaggio. Il corpo è quindi soprattutto uno strumento che suscita un piacere nel suo semplice funzionamento. Possono provare vere felicità nel sentire un corpo che sta diventando sempre più affidabile. Appare evidente però che possono nascere in questo periodo anche i primi vissuti di incertezza e incapacità. Vengono gettate le basi durevoli della stima di sé e proprio perché all’adulto viene ancora attribuito un ruolo autorevole, la qualità della relazione adulto-bambino diventa centrale. Un atteggiamento troppo esigente, svalutante o peggio ancora umiliante può procurare ferite dolorose. La competizione, il confronto con l’altro e la dimensione gruppale sono caratteristiche che attraversano praticamente tutte le attività quotidiane di questa fase evolutiva.

12-16 anni

La fascia si caratterizza per il cambiamento più rapido e clamoroso del corpo. Le forze che spingono il ragazzo sono contraddittorie e per questo di difficile gestione; alcune sono centripete altre centrifughe. Quelle centripete riguardano vissuti sul corpo in cambiamento. È il periodo in cui si sviluppano compiutamente i caratteri sessuali e l’esperienza soggettiva di questi cambiamenti è la passività. Il cambiamento avviene senza che il ragazzo possa farci nulla, accade e a lui spetta il compito – spesso ingrato – di accettare ciò che non ha deciso. Può fare l’esperienza di sentire il proprio corpo estraneo: diverso da quello rassicurante degli anni precedenti e che ancora non sa come diventerà. La dismorfofobia, intesa come la preoccupazione eccessiva per banali anomalie fisiche, rappresenta uno stato emotivo molto frequente, quasi sempre temporaneo ma anche molto doloroso. Nascono preoccupazioni riguardo i tratti caratteristici del Sé corporeo che possono consumare molta energia psichica, non più disponibile per altre attività. Possono arrivare i primi ritiri sulla scorta di una fobia sociale che si appoggia sull’incertezza e la non accettazione dell’aspetto esteriore del corpo. È il tempo dei primi attacchi al corpo (cutting, disturbi alimentari) che rappresentano spie di una tensione interna che trova nel teatro del corpo una modalità di riduzione e pacificazione. Le forze centrifughe sono invece legate al contemporaneo desiderio di aprirsi al gruppo dei pari, che rappresenta il contraltare della famiglia da cui si sente spinto a prendere le distanze. I modelli familiari entrano fisiologicamente in crisi e, come i crostacei nella fase di cambiamento del carapace, anche il giovane si trova esposto al disorientamento del vecchio da buttare, in assenza di un nuovo conosciuto e rassicurante. L’energia della spinta centrifuga è sostenuta da una sessualità che fa il suo esordio soprattutto a livello fisico: gli ormoni impongono un cambiamento corporeo e l’immaginario può trovarsi a fare i conti con fantasie che possono essere molto distanti dalla realtà. Il disorientamento è quindi sia corporeo che mentale. Anche in questo caso la possibilità di affidarsi ad adulti non giudicanti, accoglienti e liberi da pregiudizi rappresenta un’occasione preziosa.

17-21 anni

In questa fascia troviamo un giovane nel pieno della transizione. La spinta al godimento di un corpo sessualizzato, con la possibilità di realizzare tutte le fantasie, può rappresentare un’esperienza davvero forte, oltre che disorientante. L’Altro non è più un compagno di giochi, ma può essere partner di una condivisione dell’intimità, tanto desiderata ma anche temuta. Il fallimento è dietro l’angolo e il rifiuto è un fantasma che può realizzarsi in tutta la sua violenza. In questo periodo tutto è amplificato; non si perdono battaglie ma solo guerre. Tutto è assoluto e nulla è relativo. L’Altro e il gruppo sono lo specchio che può rimandare immagini idealizzate o disperanti. Il narcisismo, da sana energia di investimento su di sé, può trasformarsi in una ingombrante zavorra. Il corpo è un luogo di tumulto in cui il giovane è alla ricerca di sé e gli eccessi, come ricerca del limite, appaiono seduttivi e difficilmente gestibili. Sono possibili regressioni e trasgressioni, che non devono essere banalizzate, ma non dovrebbero essere lette come segni definitivi di scelte sbagliate. Adolescenza è movimento, caduta e recupero. Ruolo dell’adulto è mantenere una fiducia di base, diversa dall’ingenuità ma anche dalla critica senza speranza. Infine non si dimentichi che con questo corpo ingombrante – fisicamente, sessualmente e mentalmente – l’adolescente affronta una fase della vita in cui è obbligato a fare scelte decisive per il futuro. Al termine delle scuole superiori decide il lavoro o lo studio; iniziano relazioni sentimentali più stabili, la separazione dalla famiglia può essere durevole. La possibilità di condividere in gruppo degli obiettivi concreti che si basano su alti valori (solidarietà, sostegno, giustizia, ecologia) può diventare un’opportunità per distogliere lo sguardo dal sé ed orientarlo all’esterno, alleggerendo la fatica. La presenza dell’adulto competente, diverso dai propri familiari, che esprima un rispettoso ascolto può rappresentare l’occasione per venire a patti con le incertezze e con le critiche che il giovane riserva a sé stesso e al mondo intero.

[Foto di Martino Poda]

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