Cogliere l’irrinunciabile nel cuore del Maestro
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Padova, cappella degli Scrovegni: l’eccezionale scrigno che contiene il ciclo pittorico di Giotto (1303 – 1305) è essa stessa un luogo di felicità. Sul sito della Route nazionale non è citata tra i luoghi evocativi che compaiono negli otto box “Felici di” ma la cappella rivela anche a un occhio disattento svariati motivi di felicità che rendono irrinunciabile una visita. Uno di questi motivi è da ricercarsi nel ciclo delle Storie della vita di Cristo e in particolare nell’affresco dedicato all’Ultima cena in cui Giotto interpreta alcuni versetti del vangelo di Giovanni (Gv 13, 21 – 25): «Gesù si commosse profondamente e dichiarò: “In verità, in verità vi dico: uno di voi mi tradirà”. I discepoli si guardarono gli uni gli altri, non sapendo di chi parlasse. Ora uno dei discepoli, quello che Gesù amava, si trovava a tavola al fianco di Gesù. Simon Pietro gli fece un cenno e gli disse: “Di’, chi è colui a cui si riferisce?”. Ed egli reclinandosi così sul petto di Gesù, gli disse: “Signore, chi è?».
La tradizione da sempre identifica il discepolo “che Gesù amava” con Giovanni, è però interessante richiamare che mai nel Vangelo dell’evangelista Giovanni questa identificazione trova conferma o è resa esplicita: il discepolo che Gesù amava è fissato per sempre nel quarto Vangelo in modo anonimo ed è così possibile per tutti noi identificarci in lui per sentirci visti, speciali e amati.
Nell’affresco abbiamo quindi un discepolo che potrebbe essere Giovanni ma forse siamo ciascuno di noi (sì, anche tu che stai leggendo ora!) che reclina il suo capo sul petto di Gesù e Giotto lo raffigura con grande tenerezza: Cristo è “profondamente commosso” consapevole com’è che tutto sta per compiersi, è un momento di verità per lui e per tutti noi che vi assistiamo e il discepolo, per consolare il suo Maestro, posa il capo sul suo petto, appoggia il suo orecchio, si sintonizza con lui, con il suo cuore, con il travaglio che vive e la verità che esprime. Ed è proprio questo il cammino di discepolato cui ciascuno è chiamato: ascoltare il mondo attraverso il cuore di Cristo e divenire capaci come lui di accoglierlo e amarlo. Io discepolo sono sfidato dal cercare per me un’intimità con Gesù per esserne custodito e lasciarmi proteggere dal suo sguardo e farlo mio. Mi sforzo cioè di assumere lo stesso sguardo di Gesù sulla mia vita e su quella dell’umanità perché solo quello sguardo saprà aprirmi alla Vita. Mi reclino sul petto di Gesù e ascolto il mondo attraverso il mistero d’Amore che abita l’intimità del Signore.
Questo mistero è racchiuso nelle Beatitudini perché sono proprio le Beatitudini la porta che Gesù ha aperto per tutti coloro che intendano assumere la logica del regno di Dio. In esse è cristallizzato per sempre quanto di irrinunciabile abita il cuore del Maestro. Sono un invito ad accogliere il mondo e la vita così come ce lo insegna Gesù, interpellano tutti noi perché collaboriamo con Gesù per immaginare e costruire un mondo nuovo. L’irrinunciabile delle Beatitudini ci è consegnato perché ne diventiamo responsabili interpreti, credibili testimoni e instancabili moltiplicatori. Ogni giorno e ogni attimo possono diventare, per chi decide di lasciarsi interpellare, il luogo in cui la forza di Dio può trasformare le vite nostre e di coloro che ci sono affidati in un luogo e in un tempo di Beatitudine. Le Beatitudini sono una chiamata alla santità nel quotidiano per tutti laddove ci troviamo (cfr. Francesco Gaudete et exsultate n. 14: «Tutti siamo chiamati ad essere santi vivendo con amore e offrendo ciascuno la propria testimonianza nelle occupazioni di ogni giorno, lì dove si trova»).
Vivere secondo la logica delle Beatitudini è conformarsi al battito del cuore di Gesù per divenire suoi alleati e collaboratori nel generare capolavori («Chi crede in me, compirà le opere che io compio e ne farà di più grandi», Gv 14, 12) e contiene la promessa di una vita piena e significativa, in altre parole felice.
Per approfondire: Il libro della felicità. Rileggere le Beatitudini, di Fratel MichaelDavide (Edizioni Terra Santa 2021)
[Foto di Nicola Cavallotti]
Un commento a "CON IL CAPO SUL PETTO DI GESÙ"
Giovanni 16 Ottobre 2024 (11:00)
La gente corre, chissà perché, e non ha tempo per lo Spirito!!!
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