CHE FORMA HA LA TUA FELICITÀ?

di Don Andrea Turchini


Assistente ecclesiastico generale

Nel Vangelo non si parla di felicità così come normalmente la intendiamo noi; ci sono invece alcune espressioni che ci aiutano ad allargare il nostro orizzonte e comprendere meglio il mondo di Dio (questo è lo scopo del Vangelo!). Ne ho scelte tre che mi sembrano particolarmente importanti per comprendere cosa pensi il Vangelo della felicità.

Beatitudine

È stato il testo guida del nostro percorso verso la RN24; dalle otto beatitudini che Gesù propone nel vangelo abbiamo preso gli spunti per declinare le nostre riflessioni “Felici di…”. C’è un punto importante che però non dobbiamo dimenticare: la beatitudine evangelica ha sempre la forma della risposta di Dio al mio bisogno e al mio desiderio espresso. La beatitudine, secondo il Vangelo, è l’esperienza che vivo quando mi accorgo che, a fronte di una situazione faticosa o difficile, sperimento la vicinanza di Dio. “Beati coloro che sono nel pianto, perché saranno consolati” (Mt 5,4). È come se la felicità assumesse la forma che “si incastra” perfettamente in un vuoto che vivo, in una ferita, in un bisogno o un desiderio ardente … tanto che – secondo il Vangelo – tale vuoto diventa la condizione necessaria per vivere la beatitudine.

Vita eterna

Le cose belle finiscono subito!”. È un’esperienza di tristezza (e di morte) che condividiamo spesso: quante volte lo abbiamo affermato! Forse era la stessa esperienza dolorosa che sperimentava quel giovane che un giorno si prostrò di fronte a Gesù per domandare come ereditare la vita eterna (Cfr. Mc 10,17-22). Non credo fosse preoccupato del suo destino dopo la morte, quanto piuttosto desideroso, come tutti noi, di vivere una vita in cui le cose belle non finiscono. Gesù gli indica la via suggerita a tutti gli appartenenti al popolo d’Israele: se vuoi la vita osserva i comandamenti (Cfr. Dt 30,15-16); ma poi, a fronte dell’insistenza di quel giovane, gli propone di lasciare tutto e di seguirlo, così come gli altri discepoli avevano fatto.

La vita eterna, la felicità secondo il Vangelo, non sopporta compromessi o mezze misure: chiede scelte radicali e definitive! Lo ha ricordato anche il card. Zuppi nella sua omelia: “siate testimoni umani e credibili di scelte definitive e libere, solo per amore e per servizio, senza il timore che siano “per sempre”, anzi con la preoccupazione che non siano “per un po’” nel matrimonio, nel sacerdozio ministeriale o nella vita consacrata, nella professione, nell’impegno politico. Non mezze scelte, sempre timorose, perché è la scelta che fa crescere, non perché risolve tutto, ma troverà chi non lascerà mai solo e darà la forza per affrontare la strada. Non “a tempo determinato”, ma dono, pienezza perché l’amore ha paura di non donarsi completamente e possiede l’arte di riparare tutto”.

Gioia

È un termine che ritorna di frequente nel Vangelo; è un sentimento che Gesù stesso prova in varie occasioni (Lc 10,21-22). La vive Maria quando diviene consapevole del dono ricevuto nella sua Maternità (Lc 1,46-48); la vivono i pastori e i magi dopo aver visto con i loro occhi il Salvatore del mondo che è nato (Cfr. Lc 2,20; Mt 2,10-11); lo vivono i discepoli quando tornano dalla missione che Gesù ha loro affidato (Lc 10,17); la vivono intensamente le persone che vengono guarite da Gesù.

La gioia è il sintomo profondo di un cambiamento che è avvenuto nella nostra vita frutto dell’azione di Dio; essa è la conseguenza che vive chi non ha paura di esporsi, di mettersi in cammino, di fare un passo nella direzione di Dio per lasciare che lui intervenga nella nostra vita e la cambi (Cfr. At 8,39; 16,34).

Che forma ha la tua felicità? È una domanda che continua ad accompagnarci e ci costringe a metterci in ascolto del nostro cuore e di ciò che Dio ci suggerisce per rispondere a quel desiderio profondo che sentiamo dentro di noi. Allora come testimoni credibili (come indicato dal Papa), come uomini e donne felici, potremo accompagnare anche le nostre ragazze e i nostri ragazzi a trovare quella felicità che desiderano.

[Foto di Matteo Bergamini]

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