Capi e capo, uomini e donne di speranza

di don Andrea Turchini - Assistente Generale

Se il tuo piano è per un anno, pianta il riso. Se il tuo piano è per dieci anni, pianta gli alberi. Se il tuo piano è per cento anni, educa dei bambini”. Questo aforisma, attribuito a Confucio, ci ricorda che ogni persona che svolge un servizio educativo viene proiettata nel futuro, un futuro pieno di promesse e possibilità, un futuro di speranza. Si potrebbe dunque affermare sinteticamente che ogni educatrice/educatore è di per sé una donna e un uomo di speranza, ma nei primi passi di questo anno giubilare possiamo provare a dire qualcosa di più.

Per noi cristiani la Speranza (con la “s” maiuscola) è una virtù teologale, un atteggiamento che nasce in noi come risposta a un dono di Dio; è una ricchezza che ci appartiene, ma che abbiamo ricevuto in dono. Per noi capo e capi la Speranza è un dono da condividere con le ragazze e i ragazzi che ci vengono affidati, soprattutto in questo tempo in cui – per molti di loro – il futuro rappresenta più una minaccia che una promessa. Quali attenzioni è importante avere per educare alla Speranza?

Siamo uomini e donne di speranza quando siamo capaci di mettere in evidenza le risorse che ogni persona e che ogni situazione presenta, invece di soffermarci sui limiti e sulle fragilità. È richiesta a ognuno/a di noi la responsabilità di una visione chiara e realistica, senza ingenuità o idealismi, ma saremo davvero educatori e educatrici solamente se capaci di vedere e far vedere ai ragazzi e alle ragazze le ricchezze e tutto “il buono” di cui sono portatori, impegnandoci accanto a loro per farlo crescere.

Siamo uomini e donne di speranza quando accompagniamo i ragazzi e le ragazze in esperienze capaci davvero di rendere il mondo migliore, mettendo in moto le nostre competenze e la nostra voglia di fare, rendendoli protagonisti di quel cambiamento che desiderano realizzare. È vero che lo scautismo è un gran bel gioco, ma ciò che si propone di far sperimentare alle ragazze e ai ragazzi che “giocano” con noi, non si risolve nel gioco. Le capo e i capi sono accanto a loro per sperimentare insieme che un mondo diverso è possibile.

Siamo uomini e donne di speranza quando facciamo incontrare le nostre ragazze e i nostri ragazzi con testimonianze di giustizia, di fraternità, di condivisione, di solidarietà e di pace, portate da uomini e donne concrete che, pur non essendo dei supereroi, sono stati capaci di dare vita a cose belle, mettendosi in gioco in prima persona e coinvolgendo altri e altre nella loro impresa. È importante che i ragazzi e le ragazze tocchino con mano che è possibile fare diversamente; che le cose non hanno una prospettiva unica e determinata.

Siamo uomini e donne di speranza quando viviamo la spiritualità della strada che ci rimanda, passo dopo passo, a riscoprire il senso della fatica nella certezza di poter raggiungere la meta; che ci insegna il valore del camminare insieme e del condividere il poco che si può portare sulle spalle; che ci permette di riconoscere la bellezza che il lento ritmo del passo ci consente di contemplare e trattenere: perché la Speranza richiede visione e perseveranza.

Siamo uomini e donne di speranza quando, nonostante la difficoltà indotta da una cultura secolarizzata, non rinunciamo a far conoscere Gesù, la sua Parola di Vita, il suo amore per ogni uomo e donna, la sua promessa di risurrezione. In definitiva è Lui la nostra speranza! È Lui che ha tolto alla morte il diritto all’ultima parola sul mondo per proclamare in nome di Dio la possibilità della risurrezione e della vita eterna, quella che ogni uomo e ogni donna desidera.

Siamo uomini e donne di speranza quando condividiamo questa promessa di vita con tutti i membri della Chiesa, con i santi e le sante, ma anche con i peccatori e le peccatrici, destinati, come noi, a una parola di misericordia e di perdono. Lì dove ci sono perdono e possibilità di rinascita dal male commesso, lì c’è speranza per tutti, anche per noi.

Non lasciamoci rubare la speranza!

 

[Foto di Andrea Pellegrini]

 

 

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