Il 4 maggio 1974, le capo dell’Agi e i capi dell’Asci, decisero con coraggio di abbandonare il già conosciuto e con lo spirito dello scouting, scelsero di incamminarsi insieme su una strada nuova. Fu un atto di amore che nella donazione reciproca dei patrimoni identitari delle singole associazioni, creava il necessario presupposto di libertà al cammino della nuova unica Associazione Guide e Scout Cattolici Italiani (AGESCI).
La scelta di porre una piccola “e” a sigillo di questa unione diventava da quel giorno in poi, il nostro modo di essere. Una semplice vocale con la forza di un verbo, capace di renderci comunità tra Guide e Scout e insieme impegnati con la forza dell’Annuncio ad essere membra vive della comunità ecclesiale (Cattolici) e a contribuire nei territori al bene comune del nostro Paese (Italiani).
Due patrimoni, quelli dell’Agi e dell’Asci, ricchi di decenni di storia vissuta e attraversata sempre da protagonisti, coerenti ai valori della Promessa e della Legge, anche nei periodi più bui del nostro Paese, primi fra tutti la dittatura fascista e la seconda guerra mondiale.
La scelta profetica della coeducazione fu una scelta fondamentale e di una particolare bellezza che è ancora viva nel ritmo dei passi dell’Agesci, a 50 anni dalla sua fondazione e che ovunque in Italia affronta la grande sfida di educare le giovani e i giovani a costruire concretamente un mondo possibile e migliore.
A tutti coloro che ebbero il coraggio di intraprendere strade nuove, noi esprimiamo gratitudine rinnovando il nostro: Eccoci! Sempre pronti a servire nel modo migliore, insieme, capi e ragazzi, ciascuno per la propria parte!
Crediamo che la complessità del tempo che viviamo richieda di mantenere ben saldi i pezzi importanti della nostra storia per non rendere fragile l’identità associativa.
È una storia di cui essere consapevoli, orgogliosi e responsabili, un prezioso servizio reso al Paese per la formazione di cittadini liberi, attivi, impegnati e di donne e uomini con mente aperta, con un pensiero creativo, flessibile, resiliente, capaci di relazioni profonde, significative e di pace.
È una storia che rinasce ad ogni nuovo giorno con l’esercizio della profezia e della buona azione e che si dipana come un rotolo sul quale sono scritti i nomi di tutti coloro che hanno reso uniche le comunità dei nostri gruppi. Oggi dalle trame di questo rotolo emergono 182.000 storie personali (dati 2023), quasi 150.000 appartengono alle ragazze/i, 30.000 alle capo e ai capi e quasi 2.000 agli assistenti ecclesiastici.
C’è una stella polare per i capi dell’Agesci, che fin dal 1974 rende forte e incisiva la loro azione educativa ed è il Patto Associativo. Sin dalla sua prima stesura il Patto ci ha sempre accompagnato ed esortato a non rassegnarci, mostrando anche una docilità quasi materna quando si è lasciato riscrivere alla fine degli anni novanta. Accanto alla Promessa, il Patto è lì che ci interpella ogni giorno, nella libertà di un’adesione che nasce dal riconoscersi in esso. Un riconoscimento collettivo che pochi anni dopo la fusione, ha visto nascere un’altra delle invenzioni straordinarie di questa Associazione: la Comunità capi. Un’intuizione unica nel suo genere, custode dell’appartenenza associativa, della proposta educativa e di radicamento nel territorio.
Celebrare il 50° dell’Agesci sarà un momento di sosta per prendere consapevolezza di ciò che portiamo nello zaino, per lasciarci interpellare dai giovani dei nostri gruppi, dalla realtà sociale, dal cammino sinodale della comunità ecclesiale italiana, dalle realtà scout di altre associazioni presenti sui territori con le quali è necessario progettare e camminare insieme, in vista del bene comune. Dire 50, quest’anno significherà dare visibilità e forza a tutta la ricchezza espressa nei territori dai 1.900 gruppi presenti nei piccoli e grandi centri, sparsi in tutto il territorio italiano e pronunciare con un cuor solo che l’AGESCI è un unico sentire, un camminare insieme.
Dire 50 è scegliere di essere presidi educativi in quei territori isolati territorialmente, spesso resi marginali, dove c’è povertà educativa e sociale, di non abbassare la testa e tenere alta la guardia di fronte ai fenomeni mafiosi, criminali e anche di gestione clientelare che inducono a reprimere la libertà della persona.
Dire 50 è l’estote parati nell’aiutare gli altri in ogni circostanza, nel supporto alle popolazioni colpite dalle calamità naturali, nell’offrire sollievo nella malattia, nell’accogliere chi arena la propria vita sulle spiagge o ai confini del nostro Paese e nel condividere il cammino nelle nostre unità con ragazze/i di altre religioni. È un “eccomi di cittadinanza” attestato anche nelle numerose nomine di Alfiere della Repubblica riconosciute negli anni a bambine/i e a ragazze/i dell’associazione che con grande umiltà hanno dichiarato: “Siamo qua, a rappresentare tutte le guide e gli scout che hanno reso un servizio al Paese”.
Il futuro non ci spaventa! Siamo in cammino come discepoli di Emmaus, riponendo centralità al metodo, al protagonismo dei ragazzi, all’educazione all’amore, alla cittadinanza, allo sviluppo sostenibile.
Dire 50 è vivere la grande sfida della Route nazionale delle Comunità capi 2024 che ci ha già messi tutti in cammino come “generazioni di felicità”, proprio in quell’accezione di felicità data dal nostro fondatore. Un’occasione unica, storica, grande nei numeri e che aprirà varchi di speranza e di futuro nei nostri cammini. Una Route che offrirà sguardi da incrociare, confronti da sostenere, incontri da realizzare e tracce da lasciare, sempre pronti, da capi a mettere al centro la “visione di futuro” dei giovani che orienta il nostro andare.
«Che cosa chiedi? Di diventare uno scout, una guida.
Per quanto tempo? Se piace a Dio per sempre».
Buona strada,
Daniela Ferrara e Fabrizio Marano
Capo Guida e Capo Scout d’Italia
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