Confermo gioia, orgoglio, sensazione di fare qualcosa di storico, ma ricordo due mie preoccupazioni: un magone ed una paura. Il magone era dovuto al fatto che non ero riuscito a convincere ad accettare l’unificazione alcuni miei amici, anzi miei maestri come Fulvio Janoviz o Giudo Palombi. Erano grandi personaggi, già contrari alla chiamata delle cheftaines alla direzione dei branchi.Era per loro inaccettabile che sulla rupe del consiglio, al posto di Akela, il lupo grigio capo del branco e custode della legge, sedesse una donna, sia pure una bella ragazza. Alcuni lasciarono l’associazione e qualcuno addirittura ne fondò un’altra, gli scout d’Europa. La paura era dovuta all’approvazione dello statuto dell’agesci da parte della segreteria di stato del vaticano. La Cei allora non era ancora funzinante e la segreteria respinse lo statuto chiedendo due modifiche che riguardavano la coeducazione e la politica. Chi affrontò e risolse la situazione fu Giancarlo Lombardi che aveva preso l’incarico della branca rover. “Se discutiamo con i cardinali finiamo battuti” disse Giancarlo “bisogna rispondere con i fatti” ed inventò la prima route nazionale rover e scolte, nel 1975 alla Mandria. 5000 giovani a marciare su 90 percorsi per 4 giorni in tutte le valli dal Mon Viso al Monte Rosa e poi per altri 4 giorni nel grande parco della Mandria. A dirigere i carrefouur c’era un giovanissimo don Ciotti, c’erano Prodi e De Rita, c’era Gianni Rodari che scrisse un pezzo magistrale per Paese Sera, deve leggerlo chiunque desidera sapere che cos’era l’Agesci neonata. Lo statuto dell’Agesci fu approvato con piccole, insignificanti modifiche. L’Agesci neonata era anche battezzata.
Temo che non ricorderete quello che vi stiamo dicendo, travolti dal ritmo della vita penserete con piacere a questo incontro ma vi chiederete “Cosa hanno detto quei vecchietti?” Per essere ricordato un messaggio deve essere brevissimo, una frase o addirittura una parola. La mia parola magica è “profezia”. L’unificazione di 50 anni fa fu un gesto di profezia. Ma lo scoutismo era già da sempre profetico. Nella legge sta scritto “Lo scout rispetta la natura, ama le pinte e gli animale”, oggi la savaguardia dell’ambiente è diventato un problema vitale. nella legge c’è anche scritto che “lo scout è laborioso ed economo” e oggi il risparmio delle risorse, il rifiuto del superfluo, il ricupero delle scorie sono problemi vitali. Anche nela pratica religiosa siamo stati profeti, da bambino io non mi divertivo molto a Messa, si vedeva solo la schiena del prete sui gradini dell’altare da cui scendeva solo per venire a mettere in bocca l’ostia anoi inginocchiati alla balaustra. ma nel branco non era così, si diceva messa in cerchio e Baloo ci guardava negli occhi e raccontava il vangelo in italiano. Ma nel 1965 il Papa Paolo VI disse a tutta la chiesa universale che bisognava proprio fare coisì. Oggi lo scoutismo è ancora profetico?
Quello che l’Asci perdeva era essenzialmente il mito del capo. Io era stato responsabile alla formazione capi dal 67 al 70 e mi ero confrontato con la contestazione giovanile che rifiutava qualsiasi tipo di autorità. Difendevo la figura mitica del capo “capitano dopo Dio” investito di un potere quasi sacro di cui rispodeva in proprio come dice la preghiera che recito ancora oggi “l’essere stato capo mi sia di lode e non di condanna”. Ma questo monumento del capo crollava per lanecessità di confrontarsi, di imparare a convivere con quella che stava diventando la co.ca. La necessità di coagire con le ragazze portava ad un miglioramento dello stile generale. Mi rifaccio ancora alla legge dove si dice che lo scout è “cortese e cavalleresco” sembra un’espressione quasi medievale ma indica invece che nei rapporti con gli altri lo scout rifiuta la volgarità e la violenza. In alcuni gruppi di scoutismo duro e puro si erano radicati comportamenti che sfioravano il bullismo, la presenza delle ragazze imponeva uno stile più corretto anche e soprattutto nel linguaggio in um mondo dove ormai il turpiloquio ha conquistato piena cittadinanza.
Riprendo il mio discorso sulla profezia. Spero di aver dimostrato che lo scoutismo è stato profetico in molte importanti occasioni come l’ecologia, il risparmio energetico o la liturgia. Oggi, un problema molto dibattuto è la promozione della donna, si critica la struttura patriarcale della società e si invoca una parità di genere ancora lontana dal frealizzarsi. Ma da 50 anni l’agesci ha realizzato la diarchia, ad ogni livello di responsabilità non c’è un individuo ma c’è una coppia. La diarchia potrebbe diventare generale: non un presidente della repubblica ma un presidente ed una presidentessa, lo stesso per il governo, ma non solo in politica, per esempio nell’industria, non l’amministratore delegato che i partiti litigano per avere il loro uomo e poi si scopre che ruba, ma una coppia. Funzionerebbe? non lo dsappiamo ma l’agesci è lì a testimoniare da 50 anni. Perchè un sociologo, anzi una coppia di sociologi bravi non studia seriamente il fenomeno?
Ripeto che per me la vera fondazione dell’Agesci è stata la route della Mandria. Potrei raccontare mille episodi relativi alla Mandria ma non posso che sceglierne uno. In rappresentanza del Papa venne alla Mandria il cardinal Baggio, zio di Giovannella, che rivendicava un passato scout nel periodo prima del 28. In un momento di pausa volle fare un giro in quei boschi meravigliosi. Lo accompagnavo insieme a Giancarlo e a padre Grasso. Ad un certo punto disse “scusate” ed allontanatosi di una decina di passi fece la pipì dietro un cespuglio. In quel semplice gesto famigliare vidi un certo significato perchè mai lo avrebbe compiuto un cardinale della chiesa sacra e ieratica del periodo preconciliare. Ma in fatto di cardinali siamo davvero migliorati, sapete tutti che abbiamo un cardinale nostro, è Giorgio Marengo che compie quet’anno 50 anni, quindi giovanissimo come non se ne vedeva da anni. Giorgio di famiglia cuneese è cresciuto e vissuto a Torinoi dove è stato lupetto, esploratore, rover e capo nel TO18, poi TO6. Dopo il liceo è entrato nel seminario dei miussionari della Consolata, è andato in missione in Mongolia. Papa Francesco l’ha nominato vescovo e poi inaspettatamnete cardinale. E’ troppo facile profezia prevedere che Giorgio diventerà Papa, i cardinali sono tutti più vecchi di lui e, di conclave in conclave andranno in paradiso. Che bello, avrete un Papa scout!
Voglio smettere di prevedere il futuro che personalmente non può più interessarmi e voglio invece ricordarvi che non bisogna mai dimenticare il passato, è giusto, come stiamo facendo ripensare ai momenti significativi della nostra storia ma non dobbiamo staccarci dalle nostre radici. Quali sono le nostre radici? Da dove veniamo? Veniamo dal bosco e dalla giungla. Si, dalla giungla e allora
Boschi e acque, Vento e alberi, Saggezza, Forza e Cortesia,
Che il favore della giungla vi accompagni.
Ottavio Losana
Un commento a "4 MAGGIO 1974: LA TESTIMONIANZA DI OTTAVIO LOSANA"
1974, noi c’eravamo – Proposta Educativa 4 Luglio 2024 (16:12)
[…] LE TESTIMONIANZE di Giovannella Baggio, Ottavio Losana, Maria Scolobig Di seguito il resoconto dell’incontro. Foto: Andrea […]
La moderazione potrà avvenire in orario di ufficio dal lunedì al venerdì.
La moderazione non è immediata.
I tuoi dati personali, che hai fornito spontaneamente, verranno utilizzati solo ed esclusivamente per la pubblicazione del tuo commento.