PACE è FELICITA’ ! – Con Mario a KYIV – 11/12 Luglio 2024

Caro Mario,

da quando Vito mi ha stuzzicato con l’ idea di Andare a Kyiv, non riesco ad avere pace.

Eh, si avere pace…Che strana espressione e come è difficile da ottenere la pace qui sulla terra.

Da quando ci hai lasciato la situazione non solo si è complicata ma la pace è sempre più un bene raro da riuscire a preservare ed ottenere.

Tu che eri pronto a partire per la Jugoslavia per chiedere ai vari popoli fratelli di smettere di uccidersi, saresti adesso sempre in giro per il mondo.

Non è difficile, caro Mario, capire quali sono i motivi che spingono gli uomini a farsi la guerra (risorse scarse, territori, alleanze, affari economici e soprattutto voglia di sopraffazione) ma è molto incomprensibile come non spaventino la morte, la distruzione, la sopraffazione che portano niente altro che catastrofi che si pagano a duro prezzo e per lunghi anni.

Senza contare che la spirale dell’odio alimenta una catena tra gli uomini che ne sono coinvolti ma anche tra quelli che volenti o nolenti ne subiscono le conseguenze.

È proprio vero che la storia sembra non insegnare nulla e che in un mondo che dovrebbe portarci al pensiero del rispetto del creato e alla buona diligenza nell’amministrare le risorse che ci sono date, noi ci comportiamo proprio come se il domani non ci interessi.

Eppure la nostra madre terra ci invia ogni giorno chiarissimi segnali che quello che compiamo, ciò che utilizziamo, i danni che facciamo, possono solo portare ad un irreversibile processo di auto-eliminazione della specie umana.

Forse è proprio per questo che ci facciamo le guerre?

Stiamo affinando le armi per potere essere pronti a lottare per la sopravvivenza?

E noi cosa possiamo fare?

Direi che è giusto andare…Vieni con con me!!! Andiamo insieme perché è importante testimoniare col nostro corpo, con la nostra presenza che noi ci siamo per questa gente che sta subendo la prepotenza di uno Zar maledetto assetato di gloria che non esita a rivoltarsi contro i fratelli dell’ex impero sovietico.

Sono convinto! La paura non mi sovrasta anche se proprio due giorni prima di partire arriva la brutale notizia della distruzione dell’ospedale pediatrico di Kyiv con la morte di tanti innocenti vittime.

Andiamo Mario!!!

Già a Roma e poi a Cracovia, scopriamo i nostri compagni di viaggio: siamo in 72 coraggiosi arrivati da tutta Italia ma anche da altre nazioni. Tra noi Scout, Focolarini, Azione Cattolica, Movi, Masci, Anci, Movimento Laudato Sì, realtà sindacali e poi tanti giovani giornalisti che si riveleranno grande e preziosa risorsa. Alcuni tornano a Kyiv per l’ennesima volta e stanno concretamente impegnandosi per il popolo ucraino.

Mario, mi sento così piccolo in mezzo a loro ma mi sento di esserci perché scoprirò certamente cosa posso fare anch’io. Tu accanto a me, suggeriscimi qualcosa all’orecchio, qualcosa di buono.

Riesco anche a parlare di te con Nicola, Carlo, Stefano, Paolo, Mauro etc. Qualcuno ti conosce già bene mentre ad altri consegno qualcosa di te.

Ci siamo: sbarchiamo nella bellissima stazione ferroviaria della capitale ucraina. Tutto appare normale e c’è un grande fermento. Tutt’intorno luci, insegne, negozi, bus, grattacieli e un brulicare di gente che segue affannate direttrici. Se non fosse per i cartelli che indicano i rifugi in caso di attacco nemico, direi che non ci troviamo nella capitale di uno stato trascinato in guerra.

Lo stupore via via lascia posto al riordino delle nostre idee perché le nostre 48 ore a Kyiv saranno intense e non abbiamo tempo da perdere. Ci attendono tanti amici del posto che sono già molto sorpresi nel sapere che comunque siamo arrivati nonostante l’aria non sia proprio delle migliori.

Il nostro primo appuntamento è proprio all’ospedale pediatrico. Arrivando mi colpiscono si le macerie del disastro evidente ma mi sorprende tutto quello che già era stato fatto in poche ore per riprendere al più presto la vita di un presidio essenziale in Ucraina per curare tanti bambini affetti da tumori e da tante altre malattie. Volontari, ruspe, acrobati dell’edilizia; tutti all’opera per ripartire con una volontà di ferro e una fierezza che traspare nelle attività e nell’organizzazione che gestisce le operazioni di soccorso. Lo vedo dagli occhi di chi opera, dalla cura nel fare le cose, dalla volontà e dal gioco di squadra che osservo alzando gli occhi verso le finestre dell’immenso complesso devastato dai missili russi. Mi sembra di sentire ancora i gemiti dei piccoli pazienti sui quali oltre alla malattia si è accanita la cieca spietatezza di un nemico sconosciuto ma feroce.

Come Erode, il nuovo giustiziere si è accanito contro i figli del suo nemico colpendo contemporaneamente anche alcuni centri di eccellenza operanti nel settore della fertilità.

Insomma c’è abbastanza su cui riflettere già all’inizio del nostro viaggio.

Di rientro e prima di prepararci per la grande preghiera interreligiosa del pomeriggio, assaporiamo anche l’ebrezza dell’allarme e ci spingiamo veloci verso la metropolitana che diventa magicamente un luogo di sosta conviviale dove ci vengono fornite delle seggioline pieghevoli per potere sopportare più comodamente e in modo conviviale questo spicchio forzoso di vita.

Per fortuna il tutto non dura molto e riprendiamo la via verso l’immensa Piazza Santa Sofia dove in poco tempo allestiamo scenografie, flash-mob, interventi, accoglienza e quanto altro. Le nostre bandiere sventolano e i nostri cartelli parlano di noi e del nostro impegno. Solo bandiere della pace, dell’Ucraina e dell’Europa.

Alla spicciolata e dalle varie direzioni ecco arrivare i vari leader religiosi. Il caldo segna forte i loro volti (e anche i nostri) ma si nota la forte convinzione che questa è una grande ed opportuna occasione che noi amici esteri mettiamo a disposizione per potere unire cuori e voci e invocare ognuno a suo modo la PACE per il popolo ucraino e la benedizione per un futuro di unità e prosperità per la nazione. Le loro voci accorate si alternano dal palco e risuonano forti nel cielo chiaro di questa calda estate che trasuda dai corpi di tutti i presenti ad ulteriore prova della richiesta in corso. Si levano anche struggenti le meravigliose voci del coro della Cattedrale di Sant’Alessandro che suggellano i passaggi da una lingua all’altra e da un’invocazione all’altra.

Brividi, caro Mario, mi percorrono la schiena e fierezza mi pervade nell’osservare i volti tirati e convinti di tutti quanti noi che formiamo un grandissimo cerchio e ci teniamo per mano. Brividi sono arrivati a quanti collegati da numerose piazze italiane e dalla diretta social, hanno seguito con passione ed attenzione quanto è stato condiviso.

Non è forse più bello e gioioso quando i fratelli stanno insieme e si sforzano di diffondere buone sensazioni e belle testimonianze? Perchè la guerra? A chi giova?

Qualcuno, nell’alto degli infiniti cieli, ascolti la nostra preghiera !!!

Ancora scossi ma ricchi di questa esperienza raccogliamo tutto quello che abbiamo e ci dirigiamo verso il nostro splendido Hotel Ukraine contenti che la serata sarà conviviale. Ognuno va in cerca di normalità tra ristoranti, negozi, birrerie, botteghe che brulicano di vita e di giovani; ognuno cerca un racconto, un incontro, un momento fuori dagli schemi per andare a fondo nel cuore di questa gente e di questa città che è la capitale opulenta di una nazione che si stava lentamente avviando verso una vita lontana da oppressioni che spesso l’avevano in passato caratterizzata. Tra centri commerciali ed ampi viali passa comunque sorridente una gioventù che vuol mettersi alle spalle questo brutto periodo. Una città che con la sua cintura metropolitana abbraccia 5 milioni di abitanti (sui 38 milioni di tutta la nazione), cerca di mostrare un volto ed un ritmo regolare (bus, metro, taxi, tram, treni, barche etc.) ed una vita “normale” di quella normalità di guerra fatta anche di allarmi e tanti generatori di energia che sopperiscono alla mancanza di corrente elettrica. Una città grande, verde, percorsa da un importante fiume e ricca di tanti capolavori bizantini e altri monumenti secolari. Guardando i volti di giovani e meno giovani, di donne e uomini mi viene da chiedere se si può essere felici senza pace? La gioia, la ricerca della felicità come giusto quotidiano obiettivo, può esistere senza la pace?

La pace che qualcuno si è giocata; la pace sottomessa ad interessi economici o a presunte “missioni speciali”. La pace che è stata sottratta da quello scorrere della vita che stiamo osservando e che per qualche ora è campeggiata come slogan nelle bandiere di noi attivisti stranieri. La pace è certamente quello che questa gente spera ma è la ragione di quella che è diventata l’attuale guerra.

Tanti figli di questa terra di cui osserviamo le foto nei vari memoriali che attraversiamo per le vie della città, avrebbero solo chiesto di vivere felici. Volti giovani, sorridenti, determinati; alti, bassi, magri o meno il cui anelito di felicità è stato bloccato da una uniforme che hanno dovuto indossare e da un nemico che era prima un fratello.

Caro Mario, cosa possiamo fare?

La volontà di Dio è che tutti i suoi figli siano felici” diceva Sant’Oscar Romero che di conflitti se ne intendeva e che per la pace dei fedeli ha dato la vita.

L’arte più nobile è quella di rendere gli altri felici” diceva Phineas Taylor Barnum.

Il nostro caro amico Lord Robert Baden Powell, nel suo ultimo messaggio agli scout fa una grande sintesi di questi aspetti:”La felicità non dipende dalle ricchezze né dal successo…Contentatevi di quello che avete e…guardate al bello delle cose e non al loro lato brutto…Ma il vero modo di essere felici è quello di procurare la felicità agli altri”!!!

Che sia qui allora il segreto e la fierezza di questi fratelli ucraini? Accontentarsi e guardare al lato bello delle cose…La fiducia che la pace potrà ritornare attraverso la lotta, l’impegno e la solidarietà?

Facciamo anche noi la nostra parte. La pace parte da tutti noi, dal modo come affrontiamo e gestiamo le cose di ogni giorno. Se solo riusciremo a rendere un pò felici i figli di questa terra, forse daremo loro anche un brivido e una boccata di quella pace che tutti ci auguriamo possa presto arrivare.

La vera felicità si conquista nel dolore e

nell’amore per gli altri: è fede nella vita e solidarietà gioiosa”

Mario Giuseppe Restivo

Francesco Chiaramonte

“Gli articoli della sezione “La parola ai Capi” sono opinioni personali dei singoli autori. Non rappresentano la voce di Pe né di AGESCI”.

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