4 maggio 1974: testimonianza di Maria Scolobig

Sono Maria Zanolla Scolobig il 4 maggio 1974 avevo 30 anni 4 mesi e 10 giorni, ero Commissaria oggi Responsabile AGI FVG, sposata da 5 anni …L’AGI della mia regione era molto giovane ero la terza commissaria dopo Angela Gasparo e Licia Gregori Marazzo; da guida avevo avuto modo di conoscere la responsabile  del Veneto Lina Domenegati,  da cui i ceppi FVG  dipendevano. Sono stata Capo Guida con Ottavio Losana e con Attilio Favilla, e poi presidente con Maurizio Millo e  con Titta Righetti. Sono sposata con Aurelio Scolobig da 55 anni, nostra figlia vive a Ginevra con la sua famiglia, ho una splendida  nipotina di sette anni e mezzo ed un’ altra decina di bisnipoti italiani e americani…

  1. 4 .5.1974 nasce AGESCI ricordo personale, sentire e sogno…

Ricordo un salone gremito, tutti in piedi in non so più quale sito romano: ero una novellina, fino allora avevo partecipato ad incontri di branca  guide e scolte. La mia prima sortita romana era stata in non so quale anno  con una responsabile coccinelle…triestina. Avevo avuto l’occasione di conoscere Cecilia Lodoli persona eccezionale della “piccola” AGI.

Fin dall’inizio dell’incontro dei due consigli generali congiunti si intuiva l’esito  positivo della votazione ai fini della fusione non senza qualche tensione percepibile in ambiente ASCI  ed ecclesiastico.  Mi sentivo una privilegiata ad essere presente in un contesto e per un evento così importante, io proveniente da una periferia poco o per niente conosciuta …Il futuro AGESCI  era per me curiosità, trepidazione, attesa, cammino verso le persone da contattare e con cui essere in servizio…, ma come? Ce l’avrei fatta?  il tutto mi piaceva assai…insegnavo nella scuola pubblica già da 8 anni e più: anche la scuola era in fermento…

  1. SCELTA della COEDUCAZIONE, urgenza educativa che ha spinto all’unificazione.

E’ stato il punto nodale nel processo di fusione ASCI AGI durato a lungo negli anni  a livello associativo  sempre presente  e  mai risolto anche attualmente perché fa parte dell’educazione di uomini e donne di tutti i tempi e sotto tutti i cieli.

Nonostante le difficoltà incontrate nel prosieguo degli anni la scelta della coeducazione è stata un’intuizione profetica per quel tempo e per l’oggi. Abbiamo saputo guardarci dentro, guardarci intorno e guardare lontano anche se non tutte le realtà ASCI ed AGI erano consapevolmente pronte. Ciò che ha prevalso nella decisione sono state una lettura attenta della realtà giovanile  specialmente in certe fasi della crescita ed il senso di responsabilità dei Capi e delle Capo verso i bambini, i ragazzi ed i giovani. In questo percorso di avvicinamento il metodo ci è stato provvidenzialmente di grande aiuto sia per scorgere le somiglianze sia per tener conto delle differenze. Credo di non aver mai avuto paura nell’esprimere le mie idee anche quando non tutti eravamo d’accordo, si parlava e discuteva all’infinito ascoltandoci a vicenda fino a raggiungerlo, l’accordo. Il confronto metodologico  messo in essere al vertice durò molto a lungo negli anni,- ricordo la definitiva scelta della Giungla per i lupetti ed il mantenimento del Bosco per le coccinelle come ambienti fantastici avvenuta quando ero già stata “pescata” come Capo Guida-. Nella mia cittadina  la coeducazione fu al centro di una divisione annunciata da un A.E. di un nuovo Gruppo e sventata dal vescovo della locale diocesi  suo coetaneo e compagno di studi già scaut ed A.E…: ora quel Gruppo è uno dei più solidi della Zona…

  1. Significato dell’unificazione per il Guidismo e per lo Scautismo. Lasciare e ricevere.

Nell’immediato  ha comportato discussioni a non finire sulle  tre scelte presenti nel Patto associativo, sullo Statuto, sulla metodologia delle Branche e su tutti i successivi regolamenti e sul percorso della Formazione Capi. E’ stato costruito e condiviso un linguaggio  che corrispondeva essenzialmente ad una realtà  già in essere solo in parte, ma  sperata e in fieri. L’AGESCI voleva essere riconosciuta dall’autorità ecclesiastica, lo statuto fu approvato dalla CEI due anni dopo

Penso che entrambe le associazioni siano educativamente  migliorate incontrandosi nell’”imparare facendo” .  Personalmente, portati a termine i miei due mandati al Comitato centrale ho sperimentato come Capo Gruppo con i partner associativi del momento cosa comporta programmare un campo estivo con relativi hyke, uscite e gare  di Sq, , le VdB, una Route …o semplicemente una B.A. … per lupetti e lupette, guide e scaut e rover e scolte.

La diarchia  è stata un’idea cardine in campo educativo per le unità; modalità assunta e considerata  adeguata ai  tempi anche da associazioni scaut  di altri paesi europei. Personalmente le relazioni che ho avuto con i vari partner associativi nel servizio ai vari livelli  verso i ragazzi o verso i capi non sono state di semplice collaborazione o divisione di compiti, ma di scambio di punti di vista  per trovare modalità e soluzioni  più efficaci. Quanto di tutto ciò ho trasferito  nella mia vita professionale, amicale, nella chiesa dei consigli pastorali, nell’oratorio e… in famiglia, forse consapevolmente non lo saprò mai!

  1. Abbiamo portato:
  • il simbolismo, l’attenzione alle piccole cose, ai dettagli che possono fare la differenza, la memoria attraverso canti, foto, oggetti frutto di mani abili. Pur essendo concrete nel fare cercavamo sempre in ciò un significato che andasse oltre talvolta essenzialmente spirituale.
  • I campi Bibbia arricchiti in AGESCI dai Campi di catechesi e dai Campi Ora et labora. Eravamo più artigiane che ingegneri.

Al tempo della fusione la branca Scolte era all’avanguardia.

  1. ….
  2. Episodio anni ’70.

 Tutti sanno cosa è stato il ’68. Già prima che iniziasse il nuovo decennio, cioè proprio nel ’68,  da Capo Fuoco con le mie scolte ho vissuto una Route di servizio a Lourdes assieme al Clan dell’omonimo Monfalcone 1, inseriti nel treno violetto Unitalsi con qualche riserva da parte degli organizzatori. Abbiamo preparato la Route insieme per un anno intero, con noi l’unico A. E. di entrambe le Unità. Fu un’esperienza apripista. Altro episodio che cito solo come evento e che diventerà ricorrente   negli anni successivi: la Veglia di Pentecoste allargata a tutte le associazioni giovanili della diocesi. Ed infine nel ’76, a due anni dalla fusione, la tragedia del terremoto in Friuli: 1000 morti, paesi distrutti: tutta l’AGESCI ha aiutato in varie forme le persone-bambini e adulti- a ricominciare a sperare. Più di centomila giornate di servizio, Capi, Capo ed R/S si sono avvicendati nel servizio  di una settimana o più,  spesso ritornando ad operare dove avevano costruito dei legami. Oserei dire che a fronte del Concilio e delle trasformazioni sociali i ragazzi e le ragazze hanno risposto con grande concreta operosità e spirito scaut. Ritengo che l’AGESCI ha aiutato a porre le premesse di quella che diventerà la protezione civile nazionale.

 

  1. Augurio all’AGESCI:
    Ogni anniversario serve per far tesoro delle radici.
    -Per tornare all’essenziale.
    -Per fare il punto della situazione ed andare contro corrente, se necessario
    -Per preparare “il terreno” a Baloo e all’A.E.
    -Per “ripescare” chi si perde.
    Ad multos annos AGESCI! 

 Bracciano  25.04.2024

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