Steve Jobs, B.-P. e i giardini di Stanford

di Stefano Cappuzzo


Incaricato nazionale Settore competenze

Ricordo un discorso di Steve Jobs sul design delle interfacce grafiche che faceva più o meno così.

Diversi anni fa, quando progettarono quello che a mia memoria poteva essere il campus di Stanford o giù di lì e tutti i suoi spazi verdi, per il primo anno non tracciarono neppure un vialetto pedonale, ma lasciarono erba e giardino ovunque. A un anno di distanza tornarono per osservare dove l’erba fosse stata consumata dal passaggio di tutti gli studenti e lì realizzarono i sentieri pedonali, perché quelle erano state le strade percorse per raggiungere le aule o gli auditorium. Quelle erano le vie che naturalmente erano state scelte perché le più naturali e spontanee.

Ho spesso pensato come il successo del metodo e della proposta scout stesse proprio qui, nel camminare su sentieri consumati da millenni di esseri umani prima di noi. Pensiamo alla vita all’aria aperta, ambiente che per ere geologiche è stata la casa di uomini e ominidi: il dirigersi e saper riconoscere le zone più verdi e fertili era necessario per sopravvivere, e questa attrazione è tuttora tessuta dentro di noi. Pensiamo agli ambienti educativi: gioco, avventura e servizio sono esche che funzionano perché sono le giuste e naturali per la fascia di età a cui si rivolgono. La nostra abilità di capi sta nello sfruttarle e nell’adoperarle correttamente, ma loro funzionano a prescindere da noi.

Ecco, mi sembra che i 4 punti di B.-P. seguano le stesse regole.

Salute e forza fisica per centinaia d’anni hanno selezionato il genere umano, e la loro riscoperta – soprattutto se vissuta in maniera e in contesti naturali – è infatti scritta dentro di noi.

La formazione del carattere è il fondamento su cui si basa il nostro essere sociale e il riuscire a convivere correttamente con gli altri, la possibilità di costruire comunità.

L’abilità manuale è ciò che ci distingue dagli altri animali, la capacità che ci ha portati da cacciatori a costruttori, ampliando ciò che il nostro cervello sapeva fare e, dunque, pensare.

Infine il servizio al prossimo, sicuramente fondamento di civiltà, ma credo anche quel pizzico di divino che il creatore ci ha dato per scoprire dove Egli avesse nascosto la vera felicità.

In questo panorama, c’è uno strumento che fa da “asso pigliatutto”, ed è l’educazione alla competenza attraverso le tecniche scout.

Il nodo è sia abilità manuale sia formazione del carattere nella perseveranza.

L’Hebertismo, con il suo metodo naturale, è forza fisica e servizio al prossimo, il tutto nell’ambienta naturale a cui siamo istintivamente attratti.

Le abilità espressive sono formidabile strumento di conoscenza di sé, delle proprie sensazioni ed emozioni, e dunque di formazione del carattere.

L’immersione nella natura, attraverso il suo studio e la sua esplorazione, è formazione di coscienza, grido di servizio ai posteri, esercizio a riempire i polmoni della “bell’aria fresca di Dio”, come direbbe sempre B.-P.

Ecco dunque la genialità della nostra proposta, basata su punti, istinti e tensioni che basta saper assecondare.

Ecco dunque il nostro mandato: essere leali al metodo sapendo attualizzarlo, coniugarlo e cucirlo sulle esigenze di ogni ragazzo, senza compiere l’errore di volerlo tradire o costringere su tracciati forzati che sono giusti solo ai nostri occhi.

 

[Foto di Margherita Ganzerli]

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