Piccoli protagonisti per una grande esperienza

di Valentina Castelli, Sara Vivona

Pattuglia Nazionale LC

Avete mai giocato con un librogame, uno di quei libri nei quali a un certo punto puoi decidere in quale direzione andare e, a seconda della tua scelta, la storia procede in maniera differente?

Proviamo a immaginare come sarebbe andata se… Se Mi, il giorno in cui ha visto cadere un puntino tutto rosso nel buio del formicaio, avesse pensato «la solita scocciatrice, un insetto rosso che non si abituerà mai al buio del formicaio, non può stare qui, tanto vale che la ributti fuori”, le avventure nel formicaio non ci sarebbero state.

Se Mamma lupa avesse pensato «ho già i miei cuccioli a cui badare, non posso prendermi cura di quel cucciolo d’uomo che a dir la verità assomiglia più ad un ranocchio che a un lupetto”. Chissà, Mowgli non avrebbe mai potuto essere accolto nella Giungla.

Se figlio Scoiattolo quel giorno non avesse avuto la curiosità di raccogliere quella cosina rossa sperduta tra le foglie, raffreddata e dolorante, chi avrebbe salvato Cocci da quel lungo inverno? Se Fratel Bigio fosse stato geloso di quel piccolo cucciolo che gli aveva tolto le attenzioni della sua mamma e avesse deciso che con quel fratellino non avrebbe voluto giocare? Con chi avrebbe sperimentato quel legame così forte e indissolubile?Allo stesso modo nel branco e nel cerchio, ogni volta che viviamo un’esperienza o che giochiamo una Parola maestra, scriviamo un nuovo pezzo della storia di quella comunità, e ne definiamo all’interno il nostro ruolo.

Di solito consideriamo come momento dell’accoglienza quello in cui nuovi cuccioli e cocci entrano in branco e in cerchio e provano per la prima volta il nostro gioco, scoprendo di far parte di una comunità che si rinnova e che si dimostra pronta ad accoglierli: che sia con una cerimonia, una merenda particolare, un gioco, cocci e cuccioli sperimentano e percepiscono nei loro confronti cura e attenzione.

Tuttavia l’accoglienza non è prerogativa di questo primo periodo dell’anno, e non è soltanto per i nuovi arrivati. Quelle della cura, dell’incontro e della custodia sono esperienze che si ripetono, ogni volta in cui ogni lupetto e coccinella modifica il proprio ruolo all’interno della comunità. «È grazie alla comunità che accompagna, osserva e che, nella relazione con gli altri, restituisce a ciascuno un’immagine diversa di sé che ogni bambino riesce a scoprirsi diverso e più grande» (Branca L/C, Start Box, Ottobre 2015). Ma soprattutto è grazie alla comunità che offre spazi in cui potersi raccontare, per conoscersi e farsi conoscere; che predispone contesti in cui poter provare a fare, esplorare, sperimentare, creare, modificare; che, in questo percorso, riconosce e accoglie ogni cambiamento che ciascun bambino può sentirsi continuamente custodito. Molti di questi processi sono in mano ai bambini: non sono soltanto i capi ad accogliere ogni nuovo cucciolo o cocci, ma lo fa tutta la comunità educante, decidendo di incontrarli conoscerli, chiamarli per nome, sapere quale gusto di gelato possano preferire, se sanno usare le forbici o sono decisamente più abili nel canto.

Potrebbe essere che Paolo, bambino solare dalle lentiggini rosse sul naso, in cerchio al quarto anno, che conosce le regole del gioco, che sa cosa succede quando si cambia comunità (anche lui l’ha cambiata da poco, ha una nuova classe, nuovi compagni, nuovi amici), si fermi a osservare Lorenzo, in cerchio da pochi mesi, e decida che quello è il momento per lui di prendersi cura del nuovo arrivato. Non siamo noi capi a deciderlo, non è già prestabilito durante le lunghe riunioni di staff scrivendo appunti nel nostro quaderno ad anelli con le pagine a quadretti.

Se lasciamo spazio ai bambini, saranno loro a definire la storia della comunità. Accoglienza significa per noi capi anche disponibilità nei confronti dei progetti dei bambini.

«Se il capo riconosce il potere del bambino, il bambino deve essere posto nelle condizioni di esercitarlo: la preda, il volo sono suoi! Ciascun L/C diventa primo attore nel Gioco delle Prede e dei Voli, nell’avvistamento e nella definizione degli impegni: il gioco è nelle sue mani. In questo modo egli testa le proprie capacità, riconosce risultati, così da arrivare a vedersi più bravo, più grande, migliorato, capace di poter raggiungere qualcosa, un obiettivo» (Branca L/C, StartBox, Ottobre 2015). Lasciare spazio al protagonismo è anche lasciare spazi in cui gli L/C possano raccontarsi, possano sperimentarsi per conoscersi e farsi conoscere, possano definirsi attraverso la relazione con gli altri.

Questo percorso di cambiamento e di scoperta di loro stessi li fa sentire protagonisti, importanti, veri attori della propria crescita. Ma non solo, sentiranno il senso profondo e intimo di «accogliere l’altro con la sua storia, il suo presente e il suo desiderio di futuro, rimanendo nella disponibilità ad essere accolti» (AGESCI, La scelta di accogliere, 2019). Essere comunità è anche accoglienza dell’altro, tra grandi e piccoli, capi e bambini, e non è possibile sempre conoscere come va a finire, programmare prima le reazioni, le dinamiche, le relazioni. Accogliere è un’esperienza umana, anche per lupetti e coccinelle. È occasione per sperimentarsi, conoscere sfumature di emozioni, degli altri e di loro stessi.

[Foto di Nicola Cavallotti]

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