Patto associativo, a che punto siamo?

di Oscar Logoteta

 

Si discute, si parla di riappropriazione di Patto associativo. È sempre un bene porsi domande, per guardare al futuro, ma è altresì necessario sapere bene da dove si viene, e sapere il passato – citando i Sud Sound System, non dobbiamo scordarci le radici che abbiamo. Riproponiamo dunque alcune tappe fondamentali dalla nascita di questo documento sino a oggi.

1974

Si vivono gli anni del dopo ‘68 – con le grandi conquiste sociali e nel mondo lavorativo – e si va verso gli anni più duri, i cosiddetti Anni di Piombo – che trovano epilogo con la strage di Bologna del 1982. In questo contesto storico, durante il 1° Consiglio Generale del 1974 le due associazioni ASCI (Associazioni Scout Cattolici Italiani) e AGI (Associazione Guide Italiane) decidono di fondersi e dar vita all’Agesci. Da questa fusione nasce il Patto Associativo, in cui le due associazioni delimitano il perimetro in cui il capo Agesci deve riconoscersi nelle sue scelte e nelle sue azioni.

1988

I capi sentono l’esigenza di darsi ulteriori linee guida sull’impegno politico. Nel Consiglio Generale del 1988 si approva il documento “Impegno politico e civile” – documento ancora incredibilmente attuale – che approfondisce ulteriormente la Scelta Politica contenuta all’interno del Pa. Cito direttamente dal documento: «Ancora due rischi ci sembra di individuare nella scelta di un impegno diretto in politica. Il primo possiamo individuarlo sinteticamente con un certo “integralismo scout”. Potremmo cioè correre il rischio a volte di pensare che ad alcuni problemi (particolarmente a quelli locali e territoriali) abbiamo risposte “esclusivamente nostre” e che proprio per portarle avanti e a soluzione (secondo le “nostre soluzioni”) occorra impegnarsi direttamente magari pensando di utilizzare o inventare “liste scout”. Crediamo invece che anche problemi locali e territoriali contingenti abbiano bisogno di essere inquadrati in situazioni più ampie sulle quali confrontarsi con tutte le forze e le proposte che operano sul territorio, proprio perché un “pensare politico” sia soprattutto un “pensare ed agire con un progetto” che è sempre il nostro modo di fare in ogni situazione”». Da ricordare poi anche le prese di posizione contro la pena di morte, l’impegno concreto per gli immigrati (dall’adesione al movimento per un cambio di legislazione alle molteplici iniziative locali di accoglienza) e i tossicodipendenti (con l’adesione al cartello di associazioni Educare e non Punire).

Il muro di Berlino è ancora lì, esiste ancora il mondo diviso tra est e ovest e, di fatto, il Pa non viene toccato.

1993

In Italia scoppia Mani Pulite: interi partiti vengono spazzati via da un’ondata di arresti che vede principalmente coinvolto il Partito socialista Italiano. Il Consiglio Generale del 1993, a distanza di cinque anni, trova un mondo totalmente cambiato a livello internazionale e ritrova nel documento “Impegno politico e civile” ancora le linee guida valide per i capi che hanno intenzione di impegnarsi in ambito politico. Dopo l’uccisione del giudice Giovanni Falcone, il 20 giugno 1992 Agesci organizza con Paolo Borsellino la marcia contro la mafia di Palermo. Ci si interroga anche sul rapporto con l’emergente fenomeno leghista (Sergio Gatti scrive su Pe: “S’io fossi boy scout e d’improvvisamente leghista, dovrei ammettere che è successo qualcosa dentro di me?”).

Sono passati 19 anni dalla nascita del Pa e, anche in questo caso, nulla viene toccato.

1999

Millenium bug a parte – e per i Capi che leggono e non sanno di cosa sto parlando, beati voi e la vostra gioventù – il Pa subisce un “restauro conservativo”. Dopo la Route delle Comunità Capi del 1997, il testo viene aggiornato e approvato dal Consiglio generale del 1999: viene approfondito il tema della scelta politica, l’importanza e il coraggio di educare al rifiuto del consumismo, della violenza in ogni sua forma, della ricerca del successo personale, dello sfruttamento della natura e del prossimo, dell’ingiusta distribuzione delle risorse. Innovativa, anche rispetto alle altre associazioni cattoliche, è la scelta di accogliere ragazzi di altre confessioni e religioni. A distanza di ben 25 anni, il Pa viene quindi leggermente cambiato ma mantenendo l’originale forma del 1974.

2018

Nell’anno domini 2018 i consiglieri generali del Friuli Venezia Giulia presentano una mozione che, citando testualmente, invita «Capo Guida e Capo Scout, con le modalità ritenute più opportune ma garantendo un ampio coinvolgimento associativo, a promuovere l’avvio di un percorso di riappropriazione ed eventualmente revisione, aggiornamento ed attualizzazione anche linguistica del Patto associativo». Il Consiglio Generale si anima di discussioni, chi è a favore e chi è contro e, al momento della votazione, vincono i No e la mozione non è approvata. Ma proprio questa stessa mozione innesca un processo che è destinato a non fermarsi: parlare di Pa è davvero un argomento intoccabile?

2019

Dopo vent’anni dall’ultimo intervento sul Pa, e dopo 45 anni dalla sua nascita, l’Associazione torna a interrogarsi su alcuni grandi temi – che sono da sempre patrimonio di Agesci: nasce il documento “La scelta di Accogliere”. Inoltre, il Consiglio Generale 2019 approva una raccomandazione – 21.2019 – che invita Capo Guida e Capo Scout a «intraprendere un percorso di riappropriazione dei valori del Patto associativo, al fine di aiutare i capi a leggere il nostro tempo alla luce del Vangelo e nello stile del discernimento […] nei tempi ritenuti da essi più opportuni».

I prossimi passi

Cosa succede ora che il Consiglio Generale ha approvato la raccomandazione a «intraprendere un percorso di riappropriazione dei valori del Patto associativo»? L’idea di Capo Guida e Capo Scout è di ripartire dalle singole scelte del Patto associativo, declinandole per il nostro tempo. Esattamente come fatto in questo 2019 che volge al termine: «A maggio il Consiglio generale ha lavorato sulla Scelta politica. Rileggendo quanto scritto nel Pa, e alla luce di ciò che sta succedendo nel Paese, ha preso corpo l’urgenza di prendere posizione sul tema dell’Accoglienza. Il documento la “Scelta di accogliere” è nato proprio dall’attualizzazione della Scelta politica», spiegano Donatella Mela e Fabrizio Coccetti. Il cammino di riappropriazione del Pa si potrebbe quindi sintetizzare in tre azioni: rileggere, declinare e attualizzare.

Documenti utili

Patto Associativo

La Scelta di Accogliere

Impegno politico e civile

[Foto di Matteo Bergamini]

Nessun commento a "Patto associativo, a che punto siamo?"

    Rispondi

    Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

    I commenti sono moderati.
    La moderazione potrà avvenire in orario di ufficio dal lunedì al venerdì.
    La moderazione non è immediata.
    I tuoi dati personali, che hai fornito spontaneamente, verranno utilizzati solo ed esclusivamente per la pubblicazione del tuo commento.