NOI LAICI NON SOLO L’AE

di Vincenzo Pipitone

«Quando penso al clericalismo, penso anche alla clericalizzazione del laicato, quella promozione di una piccola élite che, intorno al prete, finisce anche per snaturare la propria missione fondamentale del laico», papa Francesco

Si dice che quella dell’equilibrista sia la più antica arte circense risalente al tempo dell’antico Egitto. Il funambolo ci incuriosisce e ci infastidisce. Vorremmo essere come lui, senza paura del vuoto, delle altezze; al contempo, però, pensare al rischio elevatissimo di farsi molto male ci fa spesso chiudere gli occhi o, talvolta, mettere le mani davanti la bocca: «Oh mio Dio!».

Non so se l’immagine dell’equilibrista restituisca pienamente o in parte la figura del laico nella Chiesa, tuttavia a me pare che non ne sia così distante.

Cosa vuol dire laico? Non in termini etimologici intendo (laikòs è un aggettivo che viene da laòs, popolo) ma, concretamente, cosa intendiamo con “colui che appartiene al popolo”. Quale popolo? L’intera umanità? Il popolo di Dio? Colui che si mette alla sequela di Cristo?

E poi: colui che “appartiene”. Come? In parte? Un po’ qua e un po’ là? Totalmente? Vivendo in frontiera?

Il laico, probabilmente (non voglio addentrarmi in discorsi complessi, ci sono tanti AE in ascolto!), è colui che sta in equilibrio tra il sacro e il profano. È nella Chiesa ma vive nel mondo; un po’ più spostato verso le realtà terrene, ma in comunione con la comunità dei credenti e fedele a Gesù. In equilibrio senza paura del vuoto, senza paura di assumere su di sé il mantello di Elia (vedi pezzo di Mattia Civico, pag. 10), lottando quotidianamente contro il rischio di una vita da devoto, non da credente. Colui che sulla strada fa diventare carne il Vangelo.

E in AGESCI? Dal P.U.C. (Progetto unitario di catechesi, del 1983) al documento sull’Animatore spirituale di gruppo (Consiglio Generale 2022) a Emmaus – Strumento di lavoro per educare alla Vita Cristiana (Comitato nazionale 2022), la nostra associazione sostiene il ruolo di capi-laici nella Chiesa. Laici che attraverso il metodo scout (l’azione educativa) camminano verso una vita di fede adulta insieme ad altri laici, i nostri bambini e ragazzi. «Comunità capi come incontro di cristiani adulti impegnati nell’annuncio del Signore…che vivono con difficoltà, a livello adulto, un’integrazione tra vita di fede personale e testimonianza nel servizio educativo» (mozione 12/88 Educazione alla fede – Consiglio generale ‘88).

Adulti che sono chiamati a incoraggiare la ricerca del profumo dell’incontro con Cristo («Erano in cammino per un villaggio distante circa sette miglia da Gerusalemme, di nome Emmaus», Luca 24, 13-35). Allo stesso tempo, capi dubbiosi, pervasi da sana inquietudine. Non utenti della Chiesa, ma critici e costruttori del Regno di Dio, chiamati a portare il Vangelo tra le genti.

Tutto questo restituisce un grande senso di responsabilità e di felice appartenenza a una storia umana millenaria, che chiama ciascuno di noi a vivere un tempo nuovo, una missione sacerdotale, profetica e regale in modo nuovo. Tutto questo, però, non può passare solo da belle parole, frasi dette, massime ripetute, parabole imparate a memoria; non può essere frutto solo di operazioni da Libro cuore, dal “volemose bene” (necessarie anche quelle, per l’amor di Dio!): deve passare dalla fede, dalla ragione e dalla conoscenza, dalla carità.

Fede. Credere che Gesù, come nella parabola di Emmaus, cammina accanto a te, in ogni momento della vita. Riprendendo le parole di Baden Powell: «Non c’è un lato religioso del movimento scout e un lato non… l’insieme è basato sulla religione, cioè sulla presa di coscienza di Dio e sul suo servizio».

Ragione e conoscenza. Credo in Dio perché uso la mia ragione che tempro attraverso la mia sete di conoscenza. Senza una ragione illuminata dalla fede e dallo studio della Parola, come posso trasmettere ai ragazzi la mia fede?

Carità. Educare di per sé è un grande gesto di amore, purché risponda a un senso di gratitudine verso Dio e verso l’umanità, non ad un vuoto da colmare o ad un’atavica abitudine.

Solo così, forse, ci sentiremo parte di una comunità portatrice dei grandi valori dello scautismo cattolico, laici non elitari, «parte preziosa della Chiesa in Italia» (Papa Francesco). … funamboli?!?

[Foto di Nicola cavallotti]

Nessun commento a "NOI LAICI NON SOLO L’AE"

    Rispondi

    Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

    I commenti sono moderati.
    La moderazione potrà avvenire in orario di ufficio dal lunedì al venerdì.
    La moderazione non è immediata.
    I tuoi dati personali, che hai fornito spontaneamente, verranno utilizzati solo ed esclusivamente per la pubblicazione del tuo commento.