LUPETTI E COCCINELLE DEL GREMBIULE

di Serena Cavallaro e Marco Piraccini Pattuglia nazionale branca L/C

Per un servizio che non sia un fare quanto uno stile

«Bene – disse la Signora dei suoni, – ti porterò nella grotta dove nasce la lingua della tua valle. Se riuscirai a disegnare il suono anche solo di una parola, quel suono ti obbedirà e tutti gli altri gli andranno dietro […]

Grazie” le aveva detto la Signora dei Suoni […] Ed Anna si mise a disegnare una genziana. Aveva appena finito, quando sentì una corrente d’aria venire dal fondo della grotta, modulando dolcemente la parola ‘grazie’ […]

Insomma, bastò proprio una parola gentile, una sola, per rompere l’incantesimo e riportare la gioia là dove solo il silenzio pareva dovesse regnare per sempre. Ecco, Cocci – concluse Scibà – ti auguro che anche il tuo sentiero sia sempre seminato dei “grazie” che ti diranno per la gioia che avrai saputo donare».

La strada di Cocci è seminata dei grazie perché è stata semplicemente se stessa: non ha pensato di fare servizio, ha pensato di fare “solo” del proprio meglio per rendersi utile. Forse dovremmo partire da questa immagine quando pensiamo allo stile di servizio per gli L/C, al suono delle parole “eccomi” e “del nostro meglio”; alla volontà dei bambini di mettersi in gioco al massimo delle proprie possibilità, cercando la bellezza in ciò che si vive.

Probabilmente dobbiamo ricordarci, in primis come capi, che il servizio è un modo di essere («Non siamo chiamati a servire ogni tanto, ma a vivere servendo», per dirla con le parole del Papa), non un momento distaccato da vivere con esperienze dedicate o con attività “costruite” ad hoc. Dobbiamo essere capaci di accompagnare i lupetti e le coccinelle a comprendere questa dimensione esistenziale passando dall’idea di “fare servizio” a quella di “farsi servi”, guidati dall’esempio di Gesù che si è fatto servo per noi.

Ci è chiesto, inoltre, come capi di far scoprire la grande bellezza che è intorno a noi, di costruirla, scovarla e farla emergere in ogni occasione, di trovarla nella nostra vita, nella nostra storia. Con il servizio si costruisce il Bene e il Bene comune.

«La scoperta centrale che i bambini fanno del servizio è forse quella di comprendere che si riceve più di quanto si offre. In un gesto, un’azione rivolta con gentilezza a qualcuno c’è l’incontro con qualcosa di grande, un vero e proprio tesoro: la meraviglia di essere capaci di bene e la bellezza di accogliere, come frutto del proprio fare, un tipo speciale di pace dentro di sé», è scritto nel Manuale di Branca (Cap 2, Le esperienze maestre). In quest’ottica il servizio diviene dunque lo “stile di vita” di ogni lupetto e coccinella.

La sfida educativa oggi, quindi, è comprendere come, parlando di servizio, non si possa non “vivere” la dimensione della fede, la dimensione della comunità e, infine, la dimensione “dell’andare fuori”. Le nostre comunità di branco e di cerchio sono grandi palestre di servizio, ma poi si deve avere il coraggio di uscire fuori dalle tane e dalle sedi, perché il mondo stesso in cui viviamo, il territorio in cui “giochiamo” ha bisogno della bellezza che solo le coccinelle e i lupetti riescono a trovare, ha bisogno di mani (di adulti e bambini) che possano sporcarsi, che possano giocare, che possano sperimentare, che possano trasformare il territorio in un posto migliore.

L’educare al servizio è educare al bene comune ed è un atto di grande valenza politica; educare al servizio è educare alla vita cristiana. Non possiamo relegare questo stile semplicemente alla singola Buona azione ma piuttosto sfruttare anche questo strumento per educare a una costanza di impegno che diventa gesto di custodia dell’altro ed esperienza piena di servizio al prossimo (vedi Manuale di Branca LC, cap 9, La Buona Azione). Prendendo un’immagine bellissima della Chiesa di don Tonino Bello, già arcivescovo di Molfetta, ci piacerebbe pensare che il giorno della Promessa oltre al cappellino e allo zuccotto, al fazzolettone e ai distintivi, consegnassimo ai nostri bambini il “grembiule” chiedendo loro di promettere di fare del proprio meglio per essere veramente “lupetti e coccinelle del grembiule”.

[Foto di Nicola Cavallotti]

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