LA PARLATA NUOVA DI GESÙ SE L’ANNUNCIO SI FA VITA DI BRANCO E DI CERCHIO

di Enrica Roccotiello e Stefano Venturini

Incaricati nazionali alla Branca L/C

 

«Vuoi giocare con noi?» le chiese una voce sottile. La proposta fece sussultare di gioia il cuore della nostra amica Cocci […] ma subito con gioia rispose: «Eccomi!» E il gioco ebbe inizio!

Tutte le storie iniziano con un Eccomi: quello di Maria che cambia il senso della nostra vita, quello di Pietro che decide di abbandonare le reti, o di tanti altri che, anelli di una catena d’amore iniziata con un incontro che cambia la vita, sono stati capaci di donarsi agli altri. La nostra disponibilità a incontrare, a essere amati e amare determina la nostra capacità di conoscere la storia di chi amiamo e di essere in grado, spontaneamente, di dare testimonianza di questo legame. Sono gli incontri, prima delle storie, che ci cambiano e ci rendono capaci di portare agli altri noi stessi. Ecco perché il nostro dare testimonianza dell’incontro con Gesù non è fatto di parole, ma di azioni, narrazioni della nostra vita, e di momenti vissuti con Lui.

«Gli disse per la terza volta: “Simone di Giovanni, mi ami?” Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli dicesse: Mi ami? e gli disse: “Signore, tu sai tutto; tu sai che ti amo”. Gli rispose Gesù: “Pasci le mie pecorelle”» Gv 21:17

Per annunciare Gesù, alla base ci deve essere l’amore per Lui. Se non lo amiamo non possiamo creare il contesto e le occasioni per far innamorare i fratellini e le sorelline che camminano con noi. Quello che ci insegnano gli apostoli o i discepoli di Emmaus, è un amore imperfetto, umano, coerente con la nostra vita, ma che agli occhi di Dio e di chi ci sta a fianco è vero amore, poiché autentico! Come ci ricorda Papa Francesco: «Il cuore di ogni giovane deve pertanto essere considerato “terra sacra”, portatore di semi di vita divina e davanti al quale dobbiamo “toglierci i sandali” per poterci avvicinare e approfondire il Mistero» (Esortazione apostolica post sinodale Christus Vivit, n.67). I Bimbi sono capaci di Dio, di vivere pienamente le dimensioni del mistero e della sacralità, della ritualità e del trascendente, in quanto queste capacità sono state donate loro con il battesimo, fin dal primo giorno di vita col Signore. Occorre quindi avere cura della concretezza delle esperienze più che della trasmissione di contenuti, avendo coscienza che i bambini “sentono” spontaneamente Dio nella loro vita. Questa loro naturale capacità è di aiuto anche a noi capi per sostenerli nella loro crescita, con lo stile di Gesù del camminare accanto! Con il parlare e l’agire i bambini narrano la loro esperienza di Dio che stanno vivendo nel branco e cerchio. Tutto ciò non richiede di essere valutato per formulare un giudizio, ma accolto e riconosciuto come espressione di vita cristiana.

«L’anno s’inoltra», disse [Bagheera]. «La giungla si muove. Il tempo della parlata nuova è vicino. Quella foglia lo sa. Che cosa bella!».

Esiste anche un’altra cosa bella, la Parlata Nuova di Gesù: quel Primo Annuncio (Kerygma) nasce dall’incontro con un Dio che ci ama a tal punto da farsi vicino attraverso l’abbraccio del figlio, fatto carne, venuto a giocare con noi. Nella nostra relazione educativa con i bambini avviene lo stesso “gesto interrotto” che Dio compie nei nostri confronti lasciandoci liberi di agire; è un legame che chiede al capo di mostrarsi come persona in grado di conoscere, di saper comunicare, ma soprattutto capace di restare in cammino e di mettersi in discussione. In fondo che cosa accomuna capi e bambini se non la capacità di crescere nel riconoscere Cristo nella propria vita?

L’Annuncio può essere vissuto pienamente soltanto in un contesto comunitario, dinamico, esperienziale, nella comunità di Branco o di Cerchio che si narra e sostiene la crescita di ciascuno, capi e bambini. La comunità, vissuta come contesto di relazione fraterna, consente di fare esperienza di fiducia reciproca e quindi di crescita nella fede. Diventa luogo in cui i bambini sentono di potersi prendere cura liberamente e pienamente di sé stessi, degli altri e della loro relazione con Dio. Questo cammino comunitario va ben oltre la semplice realizzazione di attività o di presentazione di contenuti, è esperienza vera e profonda di Cristo da rileggere alla luce della Parola.

Alcuni strumenti di branca sono considerati tipicamente legati al cammino di fede in branco e cerchio, quali: le figure di Aronne, Samuele, San Francesco, da poter giocare per concretizzare le capacità donate; la Buona Azione, che aiuta i bambini a tradurre in gesti concreti l’Annuncio, incarnandolo nella loro vita quotidiana; la Caccia Volo di Spiritualità Cristiana, come occasione per i lupetti e le coccinelle di ascolto della Parola e di scoperta della presenza di Dio nella propria vita, anche attraverso la narrazione dell’esempio di Santi e altri modelli di vita cristiana. Riteniamo altresì fondamentale, al di là delle specificità descritte, non perdere di vista che tutta la vita di Branco e di Cerchio concorre a tale percorso, se vissuta nell’ottica della crescita globale dei bambini.

[Foto di Nicola Cavallotti]

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