Allora vengo anch’io!

di Valeria Leone

 

Alessio guarda il cielo da lassù. La sua Sicilia è tanto lontana, l’aria fresca della sera gli scompiglia i capelli. Qualcuno sta finendo di montare la tenda, qualcun altro accende i fornelletti per preparare la cena. Francesco lo chiama per farsi dare una mano; sono in pattuglia insieme stasera, Alessio lo raggiunge, lentamente. È stata una giornata faticosa, la strada era tutta in salita, gli fanno male i piedi, anche se con i calzettoni caldi si sta bene. Luca e Pietro l’hanno aiutato a lavarsi, Gaia ha cercato con lui le calze nello zaino e l’ha rimproverato perché era tutto in disordine. Glielo dicono anche a casa che è disordinato.

Però è bello essere sulle Alpi con il clan. Anche se è stanco, anche se non aveva mai camminato così tanto, anche se non gli piace fare la pipì nel bosco, anche se la sera fa freddo, anche se hanno un po’ insistito che lui andasse. Alessio sarebbe rimasto a casa, forse, che andare in montagna non è che sia la sua passione, preferisce il mare. Le montagne fanno paura, soprattutto quando guardi giù e vedi il vuoto. Ma in questi giorni non ha avuto le vertigini, mamma e papà e i capi gliel’avevano detto: strada senza vertigini. E allora va bene, vengo anche io, aveva detto Alessio. Certo che la pipì nel bosco è un bel problema, per non parlare d’altro. Troveremo una soluzione, gli aveva detto Lucia, e così avevano preso una tavoletta del water, solo per lui. E allora va bene, vengo anche io, aveva detto Alessio.

I primi giorni lo zaino era pesante, ma poi Riccardo e Andrea hanno preso un po’ delle sue cose e con lo zaino leggero va più veloce. Marta gli ha raccontato quanto latte fanno le vacche, lei lo studia all’Università. Poi ha scoperto come è morbido il muschio, che le ortiche pungono, che Paolo riesce a suonare la chitarra anche mentre cammina, ma solo se non si va in salita, che in montagna si salutano le persone che si incontrano, che ci sono le Madonnine lungo la strada, che il sentiero da seguire è bianco e rosso e che in discesa, sui sassi, si scivola. Francesco lo chiama per farsi dare una mano, dai Alessio, veloce!

Anna e Marco non lo perdono di vista un secondo. Discretamente, senza darlo troppo a vedere, uno sguardo è sempre per Alessio. Quella route sulle Alpi era nell’aria da tempo, i ragazzi avevano insistito molto, avevano voglia di mettersi alla prova. Era una bella sfida per loro e una bella occasione per la Comunità. L’avevano preparata con attenzione, affinché tutti potessero viverla al meglio, compreso Alessio. A parte qualche naturale momento di stanchezza e fatica, stava andando tutto bene. Di che preoccuparsi allora? Perché ogni sera si ritrovavano lì, prima di andare in tenda, a chiedersi se fosse stata la scelta giusta? Andiamo sulle Alpi, avevano detto i ragazzi, va bene, a patto che pensiamo a una route che sia adatta a tutti, anche ad Alessio, avevano risposto loro. Erano stati incoscienti? E se qualcuno avesse reagito male? Se Alessio si fosse rivelato un peso? Se non fossero riusciti ad armonizzare i passi sulla strada? Impossibile avere le risposte a tutti questi dubbi, la scelta andava presa e l’unica soluzione, oltre a preparare il miglior equipaggiamento possibile, era stata “affidarsi”: al loro intuito, alle capacità dei ragazzi, alla forza di Alessio, alla comunità che sicuramente ne sarebbe uscita più salda che mai.

I fornelletti sono accesi, le gavette fuori dagli zaini, Paolo prende la chitarra, Chiara e Giulia gli chiedono di suonare qualcosa che possano cantare, Andrea racconta un aneddoto divertente di quella mattina, tutti ridono, anche Alessio ride e batte forte le mani. Anna e Marco pensano che sono belli i ragazzi quando sono tutti insieme. Tutti e dieci, che ci sia un cromosoma in più o in meno.

 

[Foto di Gianmarco Ciccarelli]

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